Si trovano in molti oggetti di uso comune e possono causare patologie gravi e problemi gestazionali: serve attenzione, soprattutto quando si smaltiscono
Polveri sottili, cibo ultraprocessato, plastiche e prodotti chimici di varia natura, com’è noto sono moltissime le sostanze alle quali è bene prestare attenzione perché sono nocive per la salute degli esseri umani. Tra queste è bene non dimenticare i Pfas: composti chimici che utilizziamo tutti i giorni, ma che hanno un’enorme pericolosità per la salute umana (e per l’ambiente!). Scopriamo cosa sono, dove i trovano, e perché faremmo bene a starne lontani.
Pfas, cosa sono
I Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) sono un gruppo di quasi 5 mila sostanze (secondo l’OCSE che ne ha censiti 4.730) caratterizzate dalla presenza di legami molto forti tra atomi di fluoro e carbonio.
Si tratta di composti chimici altamente impiegati (è facilissimo entrarvi in contatto) nonostante alla comunità scientifica internazionale sia da tempo nota la loro pericolosità. I Pfas, infatti, fanno spesso parlare di sé a causa degli effetti negativi che hanno sulla salute dell’uomo e del loro forte impatto ambientale.
Dove vengono impiegati i Pfas
Ma come si entra in contatto con i Pfas? Questi composti, a dire il vero, sono largamente impiegati nella lavorazione e nel trattamento di moltissimi beni di consumo che utilizziamo tutti i giorni. Queste sostanze, infatti, se applicate sulle superfici conferiscono idrofobicità e oleorepellenza (in parole semplici, impermeabilizzano).
Non meraviglierà, quindi, scoprire che i Pfas vengono utilizzati per rivestire le padelle antiaderenti, per lavorare pellami e tessuti, per realizzare packaging alimentare, schiume antincendio o capi di abbigliamento tecnico. Insomma, molti oggetti che utilizziamo ogni giorno potrebbero essere stati trattati utilizzando i Pfas.
Pfas: effetti sulla salute
I Pfas sono da tempo considerati un importante fattore di rischio per l’insorgenza di numerose patologie, alcune delle quali molto gravi. Naturalmente non basta entrare in contatto con tali sostanze per avere problemi, ma un’esposizione prolungata può dar vita a problemi di varia natura: dall’indebolimento del sistema immunitario all’insorgenza di alcuni tumori (come reni e testicoli), dalle malattie della tiroide ad alcuni problemi del fegato.
I Pfas, inoltre, sono spesso collegati a problemi gestazionali e/o fetali. Questi composti chimici, infatti, agirebbero sul sistema endocrino, creando non solo problemi di fertilità, ma anche problematiche gestazionali e svariate patologie che colpiscono il feto.
Pfas e danni ambientali
Come se non bastasse, i Pfas possono essere sostanze fortemente inquinanti se non smaltiti correttamente. È stata da tempo comprovata, purtroppo, la loro capacità di raggiungere e contaminare le falde acquifere, finendo così per sedimentarsi nei prodotti agricoli (e quindi negli alimenti). Un fenomeno che riguarda soprattutto alcuni di questi composti, che possono avere una elevata persistenza nell’ambiente, anche superiore a cinque anni.
In questo modo, non solo si produce un danno ambientale non sottovalutabile, ma si espone ad enormi rischi la salute delle persone (in questi casi diventano estremamente pericolosi per gli esseri umani).
Un processo analogo a quanto avviene con le microplastiche, talmente diffuse in natura da essere state trovate finanche in campioni di sangue umano (leggi il nostro articolo sull’argomento).
Ecco quindi che, se i Pfas non vengono smaltiti nel modo giusto, possono raggiungere concentrazioni tali in natura da essere tossici non solo per l’uomo, ma anche per tutti gli altri organismi viventi.
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_Matteo Donisi