L’eccessiva elaborazione degli alimenti aumenta il rischio di patologie cardiovascolari e oncologiche. Ecco cosa devi sapere
Il più delle volte sono alimenti confezionati e pronti per essere consumati, sono veloci e facili da preparare (quasi sempre basta riscaldarli) e spesso possono essere conservati a lungo. Stiamo parlando del cibo ultraprocessato, che più volte negli ultimi anni è finito sotto processo per gli effetti negativi che può avere sulla salute dei consumatori. Numerosi studi, per esempio, hanno comprovato una correlazione tra il consumo eccessivo di questi alimenti e l’insorgenza del tumore al colon. Un tema di stringente attualità, visto che il consumo di cibo ultraprocessato cresce di anno in anno, anche in Italia.
Cos’è il cibo ultraprocessato
La differenza tra un cibo non processato e un cibo ultraprocessato riguarda principalmente la quantità di ingredienti/sostanze aggiunte e l’eventuale lavorazione cui l’alimento viene sottoposto. Si potrebbe infatti distinguere tra:
- Cibo non processato: l’alimento si presenta integro, non troppo dissimile da come appare in natura. Si pensi, per esempio, a un grappolo d’uva, una confezione di frutta secca al naturale, un filetto di pesce spada fresco;
- Cibo processato: l’alimento presenta un grado molto basso di lavorazione, come nel caso di un petto di pollo sottoposto a cottura e all’aggiunta di sale, olio e spezie naturali;
- Cibo ultraprocessato: in questo caso l’alimento è stato intensamente lavorato e contiene un gran numero di ingredienti aggiunti. Basti pensare a quasi tutti i “cibi pronti” (surgelati e non), alle bevande zuccherate, agli yogurt aromatizzati e a prodotti come merendine, cracker e snack di varia natura.
Insomma, solitamente per riconoscere un cibo ultraprocessato basta guardare la lista degli ingredienti: più questa sarà lunga, più aumenta il rischio di trovarsi di fronte a un alimento che ha subito un’eccessiva elaborazione.
I rischi del cibo ultraprocessato
Come abbiamo detto, il consumo di cibo ultraprocessato può comportare numerosi fattori di rischio per la salute e il benessere fisico dei consumatori. Quando si fa la spesa sarebbe opportuno prestare attenzione anche alla tipologia degli alimenti che si vanno ad acquistare e non solo alla convenienza (a proposito, leggi qui il nostro articolo con i consigli per fare una spesa intelligente).
Entrando nello specifico, numerosi studi hanno dimostrato come il maggior consumo di cibi ultraprocessati sia direttamente proporzionale all’aumento del rischio di mortalità connesso alle abitudini alimentari. Questa tipologia di alimenti, infatti, non solo è spesso caratterizzata da un basso valore nutrizionale, ma contiene sostanze estremamente dannose come zuccheri artificiali, amido raffinato, grassi aggiunti, additivi ed emulsionanti.
A questo bisogna aggiungere che i processi di lavorazione cui sono sottoposti (come il riscaldamento), rischiano di generare nei cibi ultraprocessati svariate sostanze classificate come potenzialmente cancerogene. Bisogna far pace con l’idea che l’eccessiva elaborazione degli alimenti sia direttamente collegato un rischio per la salute.
Cibo ultraprocessato: non sempre fa male
Bisogna però fare una precisazione: non tutti i cibi ultraprocessati fanno male o, meglio, non nello stesso modo. Solo per fare un esempio: lo yogurt (che rientra a pieno titolo nella categoria) non causerebbe gli stessi problemi degli alimenti elaborati a base di proteine animali, soprattutto rispetto al rischio di sviluppare un tumore dell’apparato intestinale.
A proposito di abitudini alimentari,
sai che il caffè rischia di diventare un bene di lusso?
_Matteo Donisi