Le aree di coltivazione si stanno rapidamente riducendo e la bevanda più diffusa al mondo rischia l’estinzione. Colpa del cambiamento climatico
Il caffè è la bevanda più diffusa al mondo: che lo si preferisca lungo, macchiato, arabico, robusto, espresso o americano, esso è parte integrante della quotidianità di miliardi di persone. Un prodotto cult che rappresenta però anche un importante business di portata globale. Se le maggiori aziende produttrici di macinato si trovano in Occidente, la coltivazione del caffè avviene prevalentemente in Sud America, Africa Centrale e Sud-Est Asiatico, con una produzione mondiale di oltre dieci milioni di tonnellate l’anno. Oggi, però, questa economia è messa a dura prova dal cambiamento climatico e bere caffè potrebbe diventare molto più difficile. Così la possibile sparizione del caffè si aggiunge ai tanti effetti bizzarri (e preoccupanti) del graduale innalzamento delle temperature globali.
Perché il climate change mette a rischio il caffè
Una ricerca firmata UNDP dal titolo Why is the climate changing like this? mostra uno spaccato interessante di come gli effetti del cambiamento climatico influiscano sulla coltivazione del caffè. I coltivatori del Wayanad (un distretto indiano nel Kerala) si stanno infatti trovando a fronteggiare un graduale aumento delle temperature e precipitazioni sempre più irregolari. La regione, grazie al suo clima mite, è da tempo un’area caratterizzata dalla produzione di caffè, ma negli ultimi anni la situazione sta cambiando. La temperatura ideale per coltivare il caffè è compresa tra i 23 e i 28 gradi, ma oggi per 59 giorni l’anno la temperatura supera i 32 gradi (nel 1960 ciò non capitava più di 29 giorni l’anno. “Se le piogge si rivelano irregolari, come lo sono state nell’ultimo anno – si legge nella ricerca – allora la coltivazione del caffè è condannata”.
Produzione dimezzata
Il cambiamento climatico potrebbe ridurre le aree utili alla coltivazione del caffè di circa il 50% entro il 2100. Un rapporto dell’ente di beneficenza Christian Aid spiega come anche un aumento di 1,5/2 gradi rispetto ai livelli preindustriali influirebbe in modo drastico sulla produzione di chicchi di caffè. In molte regioni si sta già osservando, infatti, che negli anni in cui le piogge di inizio stagione sono insufficienti la fioritura del caffè risulta essere decisamente scarsa.
Conseguenze economiche e sociali
Le conseguenze di tale fenomeno potrebbero essere più gravi di quanto si immagina, soprattutto nel terzo mondo e nei paesi in via di sviluppo. Nazioni come Brasile, india, Etiopia e Vietnam basano parte della propria economia proprio sulla produzione di caffè, che poi viene lavorato e trasformato principalmente dalle aziende occidentali. La ridotta disponibilità di caffè influirà non solo sulla vita di milioni di persone, ma anche sul gusto del prodotto (che subisce le conseguenze dei mutamenti climatici) e soprattutto sul suo prezzo, che si prevede sia destinato ad aumentare esponenzialmente nei prossimi decenni. Una crisi che peggiorerà ulteriormente le condizioni di lavoro di un gran numero di agricoltori, che già oggi sono spesso sottopagati ed estremamente vulnerabili. Nell’ultimo anno, per esempio, in Vietnam si sono registrate temperature di oltre 44 gradi, una condizione destinata a continuare e compromettere la coltivazione del caffè.
A proposito, sapevi che il cambiamento climatico
rischia di far sparire anche le lucciole?
_Matteo Donisi