Inquinamento luminoso e agricoltura stanno decimando la specie, ma le ragioni sono più complesse. Ma perché sono sparite? E dove si vedono ancora?
Le lucciole sono da sempre considerate un romantico protagonista delle nostre aree rurali. Gli sciami luminosi che colorano i boschi e i prati durante l’estate lasciano le persone a bocca aperta e ispirano fotografi e artisti. Questi affascinanti insetti, però, rischiano oggi l’estinzione a causa dell’azione dell’uomo. Come accade per le api, anche le lucciole vengono considerate un indicatore biologico della salubrità dell’ambiente. Così sempre più persone scendono in campo per salvaguardare queste preziose specie animali (a proposito, scopri come salvare api e farfalle con il giardinaggio).
Cosa sono e perché si illuminano
I Lampiridi (così si chiamano le lucciole) appartengono alla famiglia dei coleotteri e sono diffusi in numerose zone del mondo con circa 2.000 specie. Ciò che rende questi animali unici nel loro genere è, naturalmente, la loro capacità di produrre luce. Questo affascinante fenomeno, che prende il nome di bioluminescenza, ha una funzione prevalentemente riproduttiva: i maschi e le femmine “comunicano” tra loro modulando il ritmo dei segnali luminosi in modo da facilitare l’accoppiamento.
Dov’è possibile vederle ancora
In Italia la popolazione delle lucciole sta subendo una rapida riduzione, un problema che riguarda tutte le venti specie presenti nel nostro Paese. Queste sono diffuse in modo abbastanza omogeneo sul territorio nazionale, con picchi nelle regioni meridionali e una presenza più rada nelle aree più fredde dello Stivale. Questi sorprendenti coleotteri prediligono infatti i luoghi temperati, umidi e ombrosi, per questa ragione li si può trovare in boschi e foreste, lungo siepi o corsi d’acqua e in ambienti acquitrinosi e paludosi. Se si ha voglia di osservarle, bisogna però aspettare i mesi di giugno e luglio (il periodo dell’accoppiamento) e serve allontanarsi dai centri abitati e, in generale, dalle fonti di luce artificiale.
Perché le lucciole stanno sparendo
Già nel 1975 Pier Paolo Pasolini, in un suo celebre articolo pubblicato sul Corriere della Sera, associava “la scomparsa delle lucciole” all’urbanizzazione selvaggia e all’inquinamento: “Nei primi anni sessanta, a causa dell’inquinamento dell’aria, e, soprattutto, in campagna, a causa dell’inquinamento dell’acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole”.
Ad oggi, a onor del vero, queste affascinanti creature non sono sparite, ma vederle è sempre più difficile ed è comprovato che la specie rischi una lenta e inesorabile estinzione. Le ragioni di tale fenomeno sono essenzialmente tre:
- L’inquinamento luminoso: come abbiamo visto, le lucciole comunicano attraverso la bioluminescenza durante la stagione degli amori. Le fonti di luce artificiale, quindi, si frappongono tra maschio e femmina e impediscono (o comunque riducono fortemente) la riproduzione. Per tale ragione molti studi condotti negli anni sostengono la tesi che l’inquinamento luminoso sia la prima causa della sparizione delle lucciole.
- La riduzione dell’habitat: si è già detto che questi coleotteri abitano prevalentemente aree verdi lontane dai centri abitati. La deforestazione, il disboscamento, la realizzazione di infrastrutture viarie e abitazioni stanno riducendo sempre più l’habitat naturale delle lucciole.
- L’utilizzo massiccio di pesticidi: l’uso in ambito agricolo di pesticidi ha un impatto estremamente negativo sulla sopravvivenza delle lucciole. Queste sostanze, infatti, non solo sono spesso nocive per i coleotteri, ma soprattutto uccidono altre specie animali di cui le lucciole si nutrono allo stadio larvale, rendendo così più complessa la ricerca del cibo.
Non tutte le specie a rischio estinzione
sono destinate a sparire… leggi di più!
_Matteo Donisi