La percentuale dei lavoratori da remoto sta lentamente aumentando. Una crescita trainata da grandi aziende e PMI
Negli ultimi due anni si è diffusa la percezione che, terminata la pandemia, le aziende stessero rapidamente abbandonando lo smart working per tornare al tradizionale lavoro in presenza. In realtà nell’ultimo anno il lavoro da remoto non ha arrestato la sua crescita, come evidenziato dai dati di una ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano. Non solo. Quasi il 100% delle grandi imprese italiane ha adottato policy specifiche per lo smart working. Insomma, dietro una spessa coltre di falsi miti, si nasconde un fenomeno che ha enormi ricadute sociali, economiche ed ambientali.
Smart working in Italia: i dati
Secondo la ricerca, nel 2023 i lavoratori da remoto in Italia sono stati 3,585 milioni. Un dato, come si accennava, leggermente in crescita rispetto ai 3,570 milioni di smart workers del 2022. Un flebile aumento che segue l’impressionante +541% registrato rispetto al 2019, l’anno precedente alla pandemia di Covid-19.
La crescita di quest’anno, entrando maggiormente nel dettaglio, non è stata omogenea: se la percentuale di lavoratori da remoto è sensibilmente aumentata in grandi imprese e (poco meno) PMI, è invece calata nelle microimprese e nella Pubblica Amministrazione.
Smart working e imprese: la situazione in Italia
Vediamo quindi come sono distribuiti questi 3 milioni e mezzo di smart workers:
- innanzitutto, la ricerca sottolinea un dato interessante: il 96% delle grandi imprese italiane prevede il lavoro da remoto, un numero elevatissimo, che arriva quasi a sfiorare quota 100%;
- passando poi alle PMI (Piccole e Medie Imprese), invece, la percentuale si abbassa al 56%, ma mostra comunque come la maggioranza delle aziende italiane abbia introdotto policy per lo smart working;
- alta (anche se in calo) la percentuale di lavoro da remoto negli enti pubblici: nel 61% dei casi è possibile lavorare da casa.
La ricerca del Politecnico di Milano, inoltre, mostra come il 59% delle grandi aziende private e il 20% delle PA abbia attivato percorsi di formazione per manager e dipendenti sulla gestione dei team da remoto.
Il futuro dello smart working in Italia
Anche per il futuro si prevede un trend in crescita: le stime dicono che nel 2024 in Italia i lavoratori in smart working saliranno a quota 3,65 milioni. Guardando alle grandi imprese, solo il 6% si dichiara “incerta” rispetto alla possibilità di mantenere o ampliare il lavoro da remoto. Percentuale che per la Pubblica Amministrazione sale al 20% e nelle PMI al 19%.
Gli effetti dello smart working
Negli ultimi anni l’attenzione dell’opinione pubblica si sta concentrando sempre più sugli effetti dello smart working: da quelli negativi come l’alienazione (a proposito, leggi il nostro approfondimento sul digital detox) e l’overworking, fino ad arrivare ai benefici per l’ambiente (con solo 2 giorni a settimana di smart working, ogni persona evita in media 480 kg di CO2 all’anno).
Inoltre sono sempre più evidenti gli effetti su società ed economia. Basti osservare la crescita esponenziale del numero di spazi di coworking o il dato che racconta come il 14% di coloro che lavorano da casa ha deciso di trasferirsi modificando la propria soluzione abitativa.
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_Matteo Donisi