Se il lavoratore opera da casa i suoi importi in bolletta aumentano. Ma alla fine ottiene comunque un guadagno
Lo svelano gli ultimi dati dell’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano, frutto di un confronto tra costi in bolletta del lavoratore a casa e le spese che avrebbe sostenuto recandosi al lavoro. Considerando costi e risparmi, il vantaggio resta abbastanza notevole.
Lo smart working ai tempi dei rincari
Anche alla luce dei rincari in bolletta per tutti i tipi di utenti, sarebbe un errore ipotizzare che lo smart working peggiori la situazione per le tasche dei lavoratori senza consultare a fondo i dati disponibili. La ricerca dell’Osservatorio si addentra proprio in questa analisi e dimostra addirittura il contrario: il lavoratore che opera da casa alla fine risparmia, nonostante i rincari in bolletta.
Spese e risparmio a confronto
Le spese legate alla permanenza in casa, considerando lo smart working attivato per 2 giorni su 7, sono di circa 400 euro all’anno. Restare a casa equivale però ad un risparmio sulle spese di trasporto casa-lavoro che ammonta a circa 1000 euro all’anno. Facendo quindi un conto rapido, risulta che il risparmio a fine anno è di circa 600 euro. Il lavoratore ha dunque un vantaggio.
Non solo. A risparmiare grazie alla riduzione dei consumi sono anche le aziende, che per ogni postazione risparmiano, secondo la ricerca, circa 500 euro all’anno. La riduzione del personale presente in sede può portare ad un ulteriore risparmio che non va certo sottovalutato, derivante dalla riduzione degli spazi. Più lavoratori in smart working si traducono infatti nella possibilità di avere uffici meno spaziosi, a patto di considerare il lavoro da remoto una scelta sul lungo periodo. Come utilizzare ciò che si risparmia? “Le organizzazioni potrebbero valutare di restituire ai lavoratori una parte del risparmio ottenuto, ma nella nostra rilevazione oggi solo il 13% delle aziende del campione prevede per i lavoratori che lavorano da remoto dei bonus o rimborsi che non siano buoni pasto”, ammette Fiorella Crespi, direttrice dell’Osservatorio del Politecnico.
Il risparmio è anche di CO2
Sin da quando il dibattito sullo smart working si è acceso, tra i vantaggi si menziona il notevole risparmio in termini di CO2, che in Italia porterebbe ad una riduzione di 1.500.000 tonnellate di emissioni, pari a circa 450 kg all’anno per singolo lavoratore, possibile grazie alla compressione degli spostamenti e alle attività meno impattanti nelle sedi aziendali.
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_Andrea Solari