Sicilia e Calabria tra le regioni più colpite. Gli incendi hanno mandato in fumo oltre 50.000 ettari di verde in 7 mesi, con danni enormi per l’ambiente e per la salute
Non ci sono state solo l’emergenza siccità (che quest’anno, per esempio, ha avuto effetti preoccupanti sul Lago di Garda) e le alluvioni, a rendere nera l’estate italiana. In un comunicato stampa già a inizio estate Legambiente lanciava l’allarme incendi boschivi, che in 7 mesi (dal’1° gennaio al 27 luglio) hanno devastato oltre 50.000 ettari di aree verdi, una superficie pari ad oltre 73.000 campi da calcio. Molto spesso si tratta di incendi di natura dolosa, appiccati da piromani incuranti dei pericoli per l’incolumità delle persone, per la conservazione del patrimonio naturalistico italiano e per il clima.
Incendi boschivi 2023: le regioni più colpite
Secondo i dati di Legambiente (che – è bene precisarlo nuovamente – prendono in considerazione solo il periodo compreso tra gennaio e luglio) i 51.386 ettari di zone boschive andate in fumo sono distribuiti principalmente nelle regioni del Mezzogiorno. Il picco negativo sarebbe stato raggiunto tra il 25 e il 27 luglio: in soli 3 giorni sono letteralmente andati in fumo più di 31.000 ettari di vegetazione.
La regione più colpita nei primi 7 mesi del 2023 è la Sicilia, con oltre 41.000 ettari in cenere. Seguono, dalla distanza, la Calabria (7.000 ettari) e la Puglia (circa 1.500 ettari). Purtroppo, come sappiamo, nei mesi successivi le fiamme hanno duramente colpito anche altre regioni, prima fra tutte la Sardegna.
La provincia che ha subito i danni maggiori è quella di Palermo, dove sono andati persi quasi 18.000 ettari di vegetazione. Seguono Agrigento e Reggio Calabria (entrambe con circa 6.500 ettari di aree verde distrutte dalle fiamme) e poi Messina, Siracusa e Foggia.
Questi numeri sono stati raccolti dall’EFFIS (European Forest Fire Information System), il sistema di monitoraggio satellitare europeo che, però, considera solo gli incendi di grandi dimensioni (oltre i 30 ettari di superficie). Il dato reale, quindi, è certamente più alto di quello (sempre orientativo) fornito da Legambiente.
Un problema vecchio: i dati 2021 e 2022
L’associazione già in passato si era occupata del tema. Nel 2022, con il report “Italia in fumo”, Legambiente lanciava un forte allarme sulla progressiva riduzione del nostro patrimonio forestale a causa dei numerosi incendi dolosi. Una ricerca che fu resa necessaria dagli inquietanti dati del 2021, quando l’anno si chiuse con cifre agghiaccianti: 159.437 ettari di aree verdi distrutti dalle fiamme.
Nel 2022, scriveva il report, in Italia sono stati accertati oltre 5.000 incendi (tra dolosi, colposi e generici). Le regioni più colpite erano ancora Calabria e Sicilia, “inseguite” da Lazio, Toscana e Lombardia. Solo in Calabria l’anno scorso furono accertati oltre 600 casi di incendi boschivi.
Incendi boschivi e danni all’ambiente
Naturalmente gli incendi non rappresentano un problema solo per l’incolumità delle persone e per il patrimonio paesaggistico e naturalistico del Paese. È evidente, infatti, che tale fenomeno abbia un pesantissimo impatto ambientale. Tantissimi sono i danni alla biodiversità degli habitat boschivi e forestali e ancora di più sono i problemi che gli incendi creano rispetto all’inquinamento atmosferico. Infatti, non solo si assiste alla diminuzione di aree verdi (bastano pochi giorni di fiamme per distruggere un bosco, ma servono anni per ripristinarlo), ma non bisogna dimenticare che gli incendi immettono enormi quantitativi di CO2, ossidi di azoto e PM 2.5.
Un problema ancor più grave perché si verifica nel Vecchio Continente, che sta subendo più di altre aree del mondo gli effetti del surriscaldamento globale. Già, perché, se è vero che l’Europa si sta scaldando prima degli altri continenti, appare chiaro quanto mandare (letteralmente) in fumo il patrimonio forestale italiano sia veramente una pessima idea.
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_Matteo Donisi