Il nostro continente soffre il caldo come non mai, ma i dati sulle rinnovabili fanno sperare per il futuro
L’estate 2022 verrà ricordata come quella più calda mai registrata in Europa. E probabilmente sarà comunque la più fresca degli anni a venire.
Un dato allarmante, segnale chiaro di eventi che non possiamo più considerare isolati, secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale. Eventi a cui lentamente ci stiamo abituando e che cerchiamo di focalizzare seppur distratti dall’eccesso di informazioni a riguardo che non fanno altro che paralizzare il dibattito. L’unica verità è l’evidenza: l’Europa si scalda velocemente.
Il rapporto sullo stato del clima
Il 2022 è stato un anno caldo, troppo caldo per tutta l’Europa. Il continente europeo si riscalda più rapidamente di tutti, e va così da diverso tempo. Rispetto alla media globale pre-industriale (ovvero riferita al periodo 1850-1900, secondo gli accordi di Parigi) negli ultimi 40 anni la temperatura media in Europa si è alzata di 2,3 gradi centigradi. Numeri importanti. Proprio secondo gli accordi di Parigi sul cambiamento climatico l’obiettivo mondiale stabilito è quello di contenere l’aumento delle temperature annuali sotto l’1,5. Lo sforzo globale è stato perentorio, registrando il dato del 2022 intorno al +1,15, eppure il limite in Europa è stato abbondantemente superato, con tutta la scia dei problemi a far capolino nello scenario. Precipitazioni scarse, incendi incontrollati, ghiacciai che si sciolgono. Tutti dati e constatazioni confermate dal rapporto annuale sulla transizione energetica, State of the climate in Europe 2022. Anche Copernicus (programma di osservazione della Terra dell’Unione europea), che guarda il mondo dallo spazio, rileva, monitora i dati e conferma che tanti degli eventi avversi gravi visti nel 2022 sono relativi alla crisi climatica. I danni economici sono all’ordine dei miliardi, quelli ambientali sono visibili ad occhio nudo. Ma quindi lo sforzo globale non basta? Troviamo il lato positivo, ci stiamo attrezzando e non mancano le notizie che fanno ben sperare.
Le rinnovabili: presente e speranza
Nel 2022 sono stati due i primati legati a doppio filo sul tema dei cambiamenti climatici. Uno ve lo abbiamo già detto, l’estate scorsa è stata la più calda mai registrata, effetto di una tendenza che ha portato gli scienziati a definire L’Europa come il continente più rapido a riscaldarsi. Un problema che nasce e cresce nell’Artico, si ripercuote su tutta l’Europa settentrionale e di slancio su tutto il mediterraneo.
Ma un primato di cui non possiamo gioire ha sempre un rovescio della medaglia: le fonti rinnovabili hanno superato le fonti fossili. Cosa vuol dire? Che in Europa, a partire dall’inverno del 2022, l’energia elettrica prodotta da fonti pulite ha surclassato quella prodotta da combustibili fossili. E questo è un dato che nel corso degli anni influirà certamente con la famosa quota 1,5 degli accordi di Parigi.
Tra l’ottobre 2022 e il marzo 2023 l’energia eolica e solare hanno generato il 23% dell’elettricità prodotta nell’Unione Europea. Sono addirittura 20 i Paesi che hanno ottenuto un primato di produzione individuale. Numeri che fanno ben sperare. L’obiettivo fissato per il 2030 è chiaro: coprire oltre 40% della produzione energetica grazie alle rinnovabili. C’è da correre. Sarà indispensabile continuare a lavorare di concerto e allinearsi tutti verso lo stesso obiettivo.
Non ci resta che rimboccarci ulteriormente le maniche, a partire dalle grandi aziende, i cambiamenti climatici stanno modificando i nostri stili di vita e non è facile tenere il passo di un trend che si fa sempre più spericolato.
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_Damiano Cancedda