Lo studio del NewClimate Institute e Carbon Market Watch su 24 delle aziende più celebri al mondo per valutare l’impegno nella riduzione della CO2
Lo studio prende in esame obiettivi dichiarati e azioni intraprese ed evidenzia come soltanto 5 su 24 delle società considerate abbiamo mostrato di aver compiuto qualche passo avanti verso la neutralità carbonica. In generale comunque si tratta di azioni non sufficienti per cambiare le cose, mentre emerge chiaramente una tendenza al greenwashing.
Greenwashing e risultati insufficienti
In totale le 24 società considerate producono emissioni per circa 2,2 Gt CO2 l’anno e generano il 4% dei gas serra mondiali. Di loro, 2 su 3 risultano assolutamente bocciate dal report. Non soltanto le loro azioni non sono abbastanza incisive per ridurre le emissioni ma sono evidenti chiari tentativi di greenwashing. Le compensazioni sono utilizzate in maniera discutibile e la comunicazione di tale aziende è infatti uno strumento orientato soprattutto a coprire la realtà dei fatti, vale a dire lo scarso impegno intrapreso in ambito sostenibilità.
I migliori e i peggiori
Se in generale la qualità delle azioni intraprese rispetto agli obiettivi annunciati è davvero scarsa, viene comunque stilata una sorta di classifica dalla quale emergono 5 realtà: H&M Group, Holcim, Stellantis, Maersk e Thyssenkrupp. Queste società si stanno impegnando a tagliare almeno il 90% delle proprie emissioni entro le deadline prefissate. Le altre aziende sono sostanzialmente inclassificabili, a partire dal fatto che non vengono fissati impegni espliciti per ridurre seriamente l’impatto ambientale della loro produzione. In questo senso, i peggiori sono Pepsico e American Airlines.
I migliori il Gruppo Stellantis, H&M, Apple e Maersk.
Nomi noti in tutto il mondo come Samsung e Walmart non mostrano di avere progetti davvero concreti n quanto a sostenibilità e a taglio delle emissioni. Stesso discorso per Carrefour, Amazon e Nestlé, che secondo il report arrivano ad un abbattimento reale di CO2 tra il 15 e il 20%. Un altro comparto interessante è quello dell’automotive, che propone slogan molto incisivi per proporre al mercato veicoli elettrici ma non farebbe abbastanza: Volkswagen e Mercedes-Benz tagliano le proprie emissioni solo fino al 30%.
Il caso Maersk
Il settore navale per antonomasia è uno dei più complicati da riconvertire e uno dei più ostici quando si tratta di abbattere le emissioni di gas serra. Maersk emerge in questo report perché sta tentando di passare ad una mobilità decisamente più sostenibile e nel 2021 ha ordinato 8 navi portacontainer oceaniche alimentate a metanolo. La prima flotta dovrebbe vedere il mare entro il primo trimestre del 2024. Intanto la Maersk Supply Service, una controllata del gruppo, è impegnata nel lancio di Stillstrom, sussidiaria per la realizzazione di boe utili alla ricarica elettrica offshore, preziosa per alimentare tutte le operazioni a bordo senza la necessità di contare sui motori endotermici e utile anche per le manovre di navi ibride vicine alla terraferma.
Conclusioni del report
Secondo quanto affermano i curatori dello studio, le strategie climatiche di 15 delle 24 aziende considerate sono di integrità bassa o molto bassa. Va da sé che la maggior parte di queste aziende non può detenere alcuna leadership climatica e che tra gli obiettivi dichiarati e le azioni intraprese per ridurre le emissioni sussiste un gap davvero ampio. Purtroppo soltanto una piccola parte delle aziende considerate mette in atto strategie di decarbonizzazione reali e resta tra le file della minoranza. Le altre, pur sapendo di dover contribuire a mettere un freno al surriscaldamento globale e pur sapendo di ricoprire un ruolo di spicco nel mercato mondiale, si affidano al greenwashing e non rendono il proprio impegno incisivo come dovrebbe.
Sottolineiamo comunque che il report prende in esame un aspetto preciso, l’impronta di carbonio. Per una visione più ampia, naturalmente, rimandiamo ai tanti report e alle tante analisi che esaminano la sostenibilità a 360 gradi, sebbene in generale sappiamo che gli sforzi da compiere da parte delle grandi aziende potrebbero certamente essere più marcati e che anche questo report ne è la conferma.
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_Andrea Solari