Anche coniare nuovi termini significa creare consapevolezza attorno alla salute del nostro pianeta Terra
“Per “cambiamenti climatici” si intendono le variazioni a lungo termine delle temperature e dei modelli meteorologici. Queste variazioni possono avvenire in maniera naturale; tuttavia, a partire dal 19° secolo, le attività umane sono state il fattore principale all’origine dei cambiamenti climatici, imputabili essenzialmente alla combustione di combustibili fossili (come il carbone, il petrolio e il gas) che produce gas che trattengono il calore”
Nazioni Unite
Essendo un concetto relativamente giovane, il cambiamento climatico si è portato con sé tutta una serie di idee, giudizi e considerazioni, motivo per il quale ogni giorno di più nei nostri discorsi introduciamo parole che fino a ieri o non avevamo considerato o non avevamo mai espresso con cognizione reale di causa. Una vera e propria miriade di neologismi che non fanno altro che creare consapevolezza attorno al tema del secolo, perchè se c’è una cosa che la lingua fa è adattarsi, filtrare nei gangli della società per dare forma e sostanza alle cose di tutti i giorni e donar loro consistenza verbale. Esiste quindi un glossario del cambiamento climatico sempre più nutrito che è bene conoscere. Quanto di queste parole conosci già?
EcoAnsia e solastalgia
Partiamo da questa parola per un motivo semplice: è una delle più utilizzate e rende l’idea della situazione in cui viviamo. L’ansia è il sintomo più chiaro di una forte preoccupazione e se la nostra fonte di apprensione è legata al destino dell’ambiente ecco che parliamo di EcoAnsia. La paura scaturita dai grandi scossoni climatici che stiamo vivendo ci rende più timorosi verso il futuro e quando questa sensibilità è particolarmente sviluppata in noi possiamo considerarci ecoansiosi. Ad avere ripercussioni è il nostro benessere emotivo e psicologico. Non di rado si sono visti tra i più giovani casi di malessere sfociati in solastalgia (a proposito di neologismi), ovvero uno stato di depressione latente causata dall’impatto emotivo scaturito da un evento climatico avverso vissuto sulla propria pelle. Vivere, o sopravvivere, ad una catastrofe naturale può lasciare strascichi da non sottovalutare.
Ecocidio
Dopo la serie di neologismi di matrice inglese entrati a far parte stabilmente del nostro linguaggio già da qualche anno (carbon footprint, upcycling e tantissimi altri) stiamo assistendo ad una nazionalizzazione dei termini legati al cambiamento climatico, sintomo chiaro di un problema sempre più endemico, non più soggetto ad un dibattito elitario tra esperti.
Ecocidio, traduzione dell’inglese ecocide, è una parola che nasce negli anni Settanta, ma solo dal 2021 ha avuto una definizione legale. Venne coniata dal biologo Arthur Galston che cercava di riassumere in una parola i danni forestali causati dai soldati americani in Vietnam col cosiddetto “agent orange”, un defoliante altamente tossico. Per ecocidio quindi si intende il deliberato e volontario intento di danneggiare o distruggere un ecosistema. L’ecocidio è definito da molti un crimine contro la Terra, considerazione estrema che punta il dito sulla gravità dei danni ambientali, culturali – e, aggiungiamo, emotive – che causa.
Biodiversità e nature positive
Ecco un altro termine di cui sentiamo tanto parlare ma che non abbiamo ancora metabolizzato: biodiversità. Cos’è la biodiversità? Il patrimonio naturale della Terra, compreso di tutti gli organismi animali e vegetali e la loro coesistenza all’interno e nel rispetto degli ecosistemi. Proteggere la biodiversità significa contribuire alla prosperità e lo sviluppo degli equilibri in natura. I tre tipi principali di biodiversità sono rappesentati da:
- Gli habitat, ovvero la diversità di ecosistemi presenti sulla Terra;
- La varietà delle specie nelle diverse zone della Terra;
- La diversità genetica.
In questo periodo storico la perdita di biodiversità è uno dei temi più scottanti legati al cambiamento climatico, ecco perché tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile comunicati dalle Nazioni Unite troviamo anche l’accrescimento del concetto di nature positive.
- Ripristinare la biodiversità, andando oltre alla semplice tutela;
- Proteggere gli ecosistemi e lavorare per la loro prosperità;
In sostanza per nature positive s’intende il processo in atto, definito da obiettivi concreti e misurabili, che conduce all’upgrade del livello ideale di biodiversità. Trattasi quindi di una postura, di un atteggiamento proattivo in primis, che però è metodico, oltre che positive.
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_Damiano Cancedda