La procedura è stata presentata perché il nostro Paese non ha rispettato la direttiva su raccolta e trattamento delle acque reflue urbane
Le acque utilizzate in ambito domestico industriale o agricolo, secondo la normativa Ue, vanno depurate per poi essere riutilizzate. L’Italia, a quanto pare, non porta a termine questo compito come dovrebbe. La procedura di infrazione presentata dalla Commissione europea è ormai la quarta aperta relativamente all’applicazione scorretta della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane in Italia.
Cosa sono le acque reflue
Le acque reflue, dette anche acque di scarico, sono tutte le acque che, in seguito ad utilizzo in ambito domestico, industriale o agricolo, contengono sostanze organiche o inorganiche che possono danneggiare la salute o l’ambiente e per questo vanno depurate prima di essere reimmesse nell’ambiente o riutilizzate.
Queste acque costituiscono una delle principali fonti di inquinamento. In particolare, se non gestite correttamente, le acque di scarico possono contaminare le acque sotterranee e i corsi d’acqua e causare appunto problemi di salute pubblica e danni agli ecosistemi.
La direttiva sul trattamento delle acque reflue
La direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane 91/271/CEE (qui una sintesi) protegge la salute delle persone e l’ambiente, prevedendo la raccolta e il trattamento delle acque derivanti da attività umane, prima che queste vengano scaricate nell’ambiente.
Secondo la direttiva in questione gli Stati membri devono disporre di una rete fognaria per gli agglomerati con almeno 2.000 abitanti. Nel caso ad esempio la rete fognaria dovesse comportare costi eccessivi è possibile ricorrere ad altri sistemi che devono garantire lo stesso livello di protezione ambientale.
Gli Stati membri devono inoltre garantire che gli scarichi siano quanto meno conformi al livello di trattamento secondario, cioè al trattamento del materiale organico nelle acque reflue urbane.
Il caso italiano
Bruxelles ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver pienamente rispettato gli obblighi previsti dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. La Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia a giugno 2018, seguita poi da un parere motivato nel luglio 2019.
Ma quali sono i motivi? Molti agglomerati italiani continuano a non seguire gli obblighi della direttiva. In particolare, la Commissione ritiene che gli sforzi delle autorità italiane siano insufficienti.
Nello specifico, in 36 agglomerati italiani non viene ad oggi garantita la disponibilità di sistemi di raccolta delle acque reflue. In 130 agglomerati le acque reflue raccolte non sono trattate correttamente. In 12 agglomerati che scaricano le acque reflue in zone sensibili non si rileva il trattamento rigoroso richiesto.
Infine, in 165 agglomerati l’Italia non garantisce che gli scarichi idrici soddisfino nel tempo le condizioni di qualità.
Si tratta del quarto caso di infrazione aperto in relazione all’applicazione non corretta della direttiva. Tuttavia questi quattro casi non si sovrappongono, perché ciascuno di essi riguarda diverse violazione degli obblighi.
L’inquinamento sembra essere fuori controllo.
Sai che ci sono isole di spazzatura anche in Italia?
_Miriam Tettamanti