Le temperature più alte hanno modificato le abitudini di vita e di consumo: si fugge in vacanza al fresco, si riprogettano le città e gli edifici. Il 2024 sembra l’anno della svolta
Come abbiamo detto più volte, il surriscaldamento globale è un problema ormai evidente. L’aumento della temperatura media sulla superficie della Terra non accenna a fermarsi e siamo arrivati vicinissimi al limite fissato dalla Cop26, superato il quale le conseguenze per il Pianeta sarebbero davvero tragiche.
Un dato su tutti, esemplificativo della situazione attuale, per quanto riguarda le elevate temperature: secondo una ricerca del Barcellona Institute for Global Health, oltre 70mila persone sono morte la scorsa estate in Europa per il caldo eccessivo. E si stima che i morti aumenteranno del 257% entro il 2050, in UK.
Che fare allora? La prima reazione è adattarsi. Cambiano i bisogni e cambiano quindi le abitudini. Si parla di “climate adaptive wellness”, con un termine coniato ad hoc: negli ultimi mesi abbiamo cercato il fresco in ogni modo possibile in tutto il mondo, compresa l’Italia.
Il climate adaptive wellness in un pianeta surriscaldato
In attesa di modificare i consumi energetici, sembra che soprattutto quest’anno molte cose stiano cambiando per quanto riguarda i bisogni e le abitudini, in seguito all’innalzamento delle temperature.
Si parla di climate adaptive wellness per indicare quei cambiamenti dello stile di vita, in atto in tutto il mondo, che hanno come finalità quella di adattarsi, appunto, ai cambiamenti climatici. E, in particolare, è caccia al fresco. Ma in che modo?
Innanzitutto, se parliamo della nostra parte di mondo – in cui gli effetti della crisi climatica sono evidenti ma tutto sommato ancora sopportabili, con disastri sempre più frequenti ma localizzati – si scelgono località più fresche per trascorrere le vacanze.
È in atto uno stravolgimento per quanto riguarda le mete dei viaggi e le persone tendono a preferire la montagna rispetto alle spiagge o alle località più calde, andando alla ricerca di climi più moderati quando si tratta di scegliere dove trascorrere periodi di relax.
Soprattutto nelle aree dove l’innalzamento delle temperature è più marcato diventa più evidente la destagionalizzazione, vale a dire un cambiamento dei periodi tradizionali in cui le destinazioni sono scelte dai turisti. Meglio allora primavera, autunno e inverno per le vacanze anziché l’estate (ed in particolare agosto)… con la bassa stagione che potrebbe addirittura diventare alta in un futuro non troppo lontano.
Meglio una casa in montagna che al mare…
Quella fetta di popolazione che ha a disposizione molto denaro ha innescato un’ulteriore tendenza: gli ultra ricchi preferiscono comprare chalet di montagna e non più ville sulle coste, date le ultime estati torride che hanno colpito ad esempio il Mediterraneo e le coste californiane. In particolare vanno di moda Francia e Svizzera, come segnalato dal magazine di economia globale Fortune.
Nuovi metodi di raffreddamento delle case
Il Global Wellness Institute segnala un’ondata di innovazione sul fronte del raffreddamento degli edifici, legata alla necessità di superare l’uso massiccio e deleterio dei condizionatori.
Si riscoprono quindi vecchi sistemi di difesa dal caldo e si prende esempio da luoghi storicamente caldi come il Medio Oriente. Si progettano più spazi verdi, coperture arboree e giardini sui tetti, materiali da costruzione altamente tecnologici e vernici termo-riflettenti.
Relativamente alle vernici, ad esempio, gli scienziati della Purde University (USA) hanno messo a punto la vernice più bianca al mondo che riflette il 98% dei raggi solari.
Anche il design diventa anti-calore con sistemi di ombreggiatura adattiva esterna per minimizzare l’impatto dei raggi solari.
Città riprogettate: si nuoterà nei fiumi
Considerato il caldo sempre più impattante e il disagio che genera sulla salute umana, molte città stanno cambiando volto e progettano ad esempio un maggior numero di piscine pubbliche, oppure si affrettano a ripulire i corsi d’acqua per consentire alle persone di nuotarvi anche là dove il mare non c’è.
Nel Regno Unito da tempo la popolazione preme affinché venga ripulito il Tamigi per consentire il “wild swimming”, mentre Monaco ha creato stazioni di purificazione lungo i fiumi che disinfettano le acque grazie ai raggi solari, intanto gli argini in cemento sono stati sostituiti con quelli erbosi. Anche Parigi, con le Olimpiadi, ha provato a ripulire la Senna con un progetto complesso e costoso… ma qualcosa è andato storto.
Sicuramente l’esigenza è di offrire ai cittadini servizi pubblici che vanno in questa direzione, cercando di ottenere spazi urbani in grado di far fronte alle nuove condizioni climatiche.
Welness e cosmesi climate-adaptive
Aumentano anche i progetti di vestiti rinfrescanti ed emergono nuovi modi di fare fitness.
In aumento gli indumenti rinfrescanti con tecnologia intelligente e i dispositivi indossabili che monitorano gli indicatori di calore del corpo.
E anche il wellness si adatta al clima: classi di yoga con la luna piena, meditazione serale, aumento delle immersioni in acque ghiacciate. Emerge in generale una nuova attenzione al ruolo della terapia del caldo/freddo e alla programmazione di benessere notturno, ad esempio negli hotel e resort.
Con il cambiamento del clima cambiano anche le esigenze di cura della pelle e i principali brand hanno già messo in commercio prodotti per la protezione da condizioni metereologiche estreme, pensati per aree geografiche specifiche, per livelli di temperatura, umidità e inquinamento particolari. In Giappone è stato coniato il termine “yuragi-hada” per descrivere una nuova sensibilità della pelle, legata a fattori stagionali o ambientali.
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_Miriam Tettamanti