Il provvedimento è scattato ranche in Toscana ed accolto con soddisfazione dalle associazioni animaliste, che chiedono l’estensione a livello nazionale
A inizio anno il WWF aveva annunciato che il 2023 si era chiuso con 6 buone notizie sul destino delle specie animali a rischio di estinzione. Nelle scorse settimane, invece, un’ulteriore novità è arrivata direttamente dalla Toscana: la Giunta regionale ha approvato un regolamento che vieta definitivamente di tenere i cani legati alla catena. Un piccolo passo in avanti ma una grande vittoria per le associazioni animaliste che hanno portato avanti (e ancora combattono) questa battaglia.
La riforma della Regione Toscana
A onor del vero, come riportato dall’ANSA, questo regolamento non era del tutto inatteso: già nell’estate 2023 un’ordinanza del Presidente della Regione aveva vietato di tenere legati i cani per salvaguardarli dai rischi causati dal caldo torrido e dal pericolo rappresentato dallo scoppio degli incendi. Nel mese di dicembre, poi, la prima bozza di regolamento, l’approvazione in Commissione consiliare e ora il provvedimento definitivo.
Il divieto, che ha valenza immediata, va a modificare le precedenti disposizioni (datate 2011) che consentivano di tenere i cani legati con la catena per un massimo di sei ore al giorno e a patto che le catene avessero una lunghezza minima di sei metri.
Si potrà tenere i cani incatenati solo ed esclusivamente per comprovate ragioni sanitarie o per urgenti motivi di sicurezza. Un provvedimento volto a tutelare la salute degli animali (che possono sviluppare patologie psico-fisiche se esposti per tempi prolungati all’uso di misure di contenimento) e la loro sicurezza in caso di ondate di calore o incendi.
Le regioni in cui è in vigore il divieto
La Toscana non è la prima regione in Italia a imporre il divieto di tenere i cani legati alla catena. Provvedimenti simili, infatti, sono già stati presi da Campania, Abruzzo, Puglia, Marche, Lombardia, Veneto, Emilia–Romagna, Umbria e dalla provincia di Trento.
Molte associazioni animaliste, però, si battono per una legge nazionale che depenni una volta per tutte questa pratica (ancora molto diffusa) da tutto il territorio nazionale, senza eccezioni o particolarismi.
La coesistenza di uomo e animali nell’ambiente urbano
Negli ultimi anni si discute sempre più spesso della coesistenza di uomo e animali negli spazi urbani (o comunque abitati dall’essere umano): dal ritorno dei cinghiali, che stanno riconquistando spazio vitale non solo nelle aree boschive ma anche in quelle urbane, ai problemi causati dai gabbiani, attratti lontano dalle coste dalla possibilità di procacciarsi cibo grazie ai rifiuti cittadini. Ma tornando indietro nel tempo è facile ricordare le discussioni sul tema delle deiezioni canine e dell’uso della museruola nelle aree urbanizzate.
Quella di regolamentare le condizioni di vita degli animali d’affezione, insomma, è solo una piccola parte della questione. Va anche detto, però, che a volte sono proprio gli animali a rappresentare un’occasione per migliorare la vivibilità delle città. Si pensi, per esempio, al caso di New York, dove è stato testato (con successo) l’uso di greggi di capre per manutenere i maggiori parchi della città.
L’anno scorso è nato un bisonte bianco,
un evento rarissimo e di buon auspicio. Leggi la notizia!
_Matteo Donisi