Ne nasce uno ogni 10 milioni, per i nativi è segno di speranza. Ora si lotta per il ripopolamento dopo la caccia selvaggia che rese famoso Buffalo Bill
È di pochi mesi fa la notizia, più unica che rara, del bisonte bianco nato nel Bear River State Park, un parco che si trova a Evanston, nello stato USA del Wyoming. Il cucciolo (che alla nascita pesava all’incirca dieci chili e godeva di buona salute) ha fatto parlare di sé per la rarità del suo manto immacolato: il fenomeno, infatti, si verificherebbe solo una volta su dieci milioni. I bisonti bianchi non vanno infatti confusi con gli albini (ben più diffusi nella specie).
Un animale sacro e di buon auspicio
Il bisonte bianco è da sempre considerato un animale sacro per i nativi d’America. Le tribù indigene dell’era precolombiana, infatti, avevano un legame molto stretto con questi mammiferi, che venivano cacciati e rispettati perché reputati fonte di vita. La nascita di un esemplare dal manto bianco, in particolare, era un evento che veniva interpretato dai nativi come un segno di buon auspicio, fortuna e speranza per il futuro.
Un simbolo, insomma, che oggi acquisisce un significato nuovo, che si lega strettamente alla lotta per la salvaguardia della specie portata avanti da cittadini, associazioni ed istituzioni. Sempre più persone, infatti, sono sensibili al tema della salvaguardia degli animali, dai bisonti americani fino ad arrivare agli insetti più comuni, tanto che molti scelgono di coltivare piante da balcone per salvare api e farfalle.
La strage dei bisonti e il rischio estinzione
I bisonti un tempo popolavano in maniera abbastanza omogenea l’America centrale e settentrionale. Da sempre cacciati dalle popolazioni indigene per la loro carne e per il pellame, questi mammiferi rischiarono l’estinzione con l’arrivo degli europei. Oggi, infatti, i bisonti sopravvivono in Canada e in alcuni stati del Nord USA, mentre sono per lo più spariti dall’America centrale. Le stime più attendibili parlano di almeno 30 milioni di esemplari nel Messico di fine ‘700, che divennero poche migliaia appena un secolo dopo. Tra le cause principali di questa strage, la riduzione dell’habitat naturale della specie e la caccia indiscriminata. Per farsi un’idea, basti pensare che il solo cacciatore statunitense William Frederick Cody, meglio noto con il nome di Buffalo Billi, avrebbe ucciso oltre 4.000 bisonti tra il 1868 e il 1972 (numeri che gli garantirono la fama e il celebre pseudonimo). Oggi numerosi sono i progetti per ripopolare i territori a cavallo tra USA e Messico, tanto che il bisonte può considerarsi una delle specie animali che l’essere umano è riuscito a salvare dall’estinzione. Una buona notizia che però non deve farci dimenticare che serviranno decenni (o forse secoli) di lavoro per reinserire completamente il mammifero in quella che un tempo era la sua casa.
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_Matteo Donisi