Abbiamo davvero bisogno di altre case? In Italia quasi 1 abitazione su 3 non è occupata permanentemente, aumentano però consumo di suolo e prezzi al metro quadro
Il diritto alla casa e le politiche dell’abitare sono da qualche anno al centro di un forte dibattito pubblico. Tra studenti che dormono in tenda per protestare contro il caro affitti, gentrificazione, consumo di suolo e spopolamento delle aree interne, tantissimi sono gli argomenti che orbitano intorno al tema della casa.
Impossibile, ovviamente, discutere di questi argomenti senza considerare le ricadute che le nuove forme dell’abitare hanno sulla società, modellando le aree urbane e impattando anche sul grande tema della salvaguardia ambientale (dai un’occhiata al nostro approfondimento e scopri come le città diventano green in Europa).
Abbiamo bisogno di nuove case?
Secondo l’Istat, nel 2019 il 29,73% delle abitazioni italiane non erano occupate permanentemente. Ciò significa che in questa percentuale rientrano non solo le case disabitate o in abbandono, ma anche quelle destinate a un uso stagionale (seconde case, case al mare o in montagna ecc…). Con tutte le attenuanti del caso, però, il numero resta elevatissimo: quasi 1 abitazione su 3 non viene vissuta quotidianamente e, di fatto, non ospita nessuno in modo stabile e permanente.
Ma dove si trovano queste “case fantasma”? Prevalentemente lontano dai centri abitati, nelle aree rurali o comunque poco urbanizzate. Tra le regioni, spiccano Valle d’Aosta, Molise, Calabria e Abruzzo. È semplice intuire che, al contrario, regioni come Lombardia, Campania e Lazio vivono in modo molto più marginale questo fenomeno.
Al contrario, invece, nelle grandi aree metropolitane si sente la necessità di nuovi alloggi per far fronte al costante aumento della popolazione dei residenti. Insomma, il problema è che abbiamo realizzato abitazioni in aree che oggi non sono più appetibili, perché sprovviste dei servizi, mal collegate o comunque marginali rispetto al contesto urbanocentrico della società odierna.
Quanto costa abitare?
Non è con le proteste degli studenti fuori sede che l’Italia ha scoperto di avere un problema con il prezzo delle case (sia nella vendita che nelle locazioni). Infatti, se è vero che ormai il valore medio di un’abitazione in Italia ha superato i 2 mila euro al metro quadro, va anche detto che tale cifra è il risultato di un costante e graduale innalzamento dei prezzi (con una temporanea battuta di arresto solo durante le fasi più acute della pandemia). Si pensi, per esempio, che nel 2021 il prezzo delle abitazioni è aumentato circa del 2,5%, in altri periodi la crescita ha toccato la soglia del +4%. Tra gennaio 2024 e gennaio 2023, ancora, il prezzo medio delle case è aumentato del 2,7%.
Insomma, se è vero che la crescita non è omogenea e che le grandi città sono le aree più colpite dal caro-casa, il dato complessivo vede un mercato sempre più ostile per chi compra e, soprattutto, per chi affitta. Questo perché, nonostante il calo della popolazione, sempre più persone si addensano nelle aree metropolitane, facendo impennare i prezzi al metro quadro in quei contesti. Fenomeno che, come dicevamo poche righe sopra, determina per contro lo spopolamento delle aree interne e l’abbandono di molte abitazioni.
Il tema del consumo di suolo
Ultimo ma non ultimo, resta il tema del consumo di suolo. Il cemento, secondo i dati degli ultimi anni, continua infatti ad espandersi, a danno delle aree verdi e della natura. Ovviamente, ciò non toglie che la nuova etica ambientalista abbia permeato anche il comparto dell’edilizia. Mentre il mercato della bioedilizia cresce di anno in anno, infatti, sempre più cittadini scelgono case in cui la tecnologia sostiene anche l’efficientamento energetico (mai sentito parlare di smart home?).
Eppure, la presenza di così tanti immobili in stato di abbandono dovrebbe spingere a una riflessione rispetto al ripopolamento delle aree rurali (e quindi della creazione dei servizi necessari a consentirvi la vita) o alla restituzione alla natura delle aree urbane in spopolamento. Tutte questioni che hanno a che vedere con la necessità di bilanciare le necessità della società con quelle dell’ambiente.
Edilizia sostenibile (o quasi):
tra i virtuosi compare anche Citylife di Milano?
_Matteo Donisi