Non sempre il turismo è sostenibile e rappresenta una risorsa: la turistificazione sta mettendo a rischio molte città del mondo. Ecco come la città di Barcellona affronta il fenomeno
Mentre c’è chi cerca di attirare visitatori, soprattutto nelle aree interne e rurali, ci sono comunità che si sentono sopraffatte dall’affluenza turistica. Stiamo parlando di turistificazione, l’antitesi di quel turismo sostenibile che in molti stanno cercando di diffondere. Così, mentre crescono il cicloturismo (leggi il nostro approfondimento) e il turismo di prossimità, ci si inizia ad interrogare sugli effetti negativi della touristification: dalla qualità della vita alla sicurezza, dal lavoro irregolare allo spopolamento.
I processi di touristification
Per touristification (o turistificazione) si intende quel processo di trasformazione urbana che porta le città (o comunque luoghi specifici) a modificarsi a causa del turismo di massa e a discapito dei residenti. Si tratta di un termine con accezione negativa, perché fa riferimento al danno sociale che deriva dalla massificazione e dallo sfruttamento intensivo dei flussi turistici (soprattutto quello “mordi e fuggi”). Così, per accogliere orde di turisti, strade e quartieri cambiano faccia e chi ne paga le conseguenze sono le comunità che abitano quei luoghi.
In Italia abbiamo non pochi casi di touristification: partendo da Venezia (che si è spopolata, diventando un vero e proprio itinerario turistico a cielo aperto), passando per il centro storico di Napoli (dove molti residenti hanno abbandonato i vicoli storici per lasciare spazio a b&b e attività di ristorazione), fino ad arrivare a città come Pisa e Bologna.
Touristification: gli effetti negativi
Ma andiamo a vedere quali sono le conseguenze negative della turistificazione:
- Spopolamento: le aree interessate (quasi sempre i centri storici) si spopolano di residenti poiché l’afflusso turistico rende più conveniente la conversione degli immobili in strutture recettive come i b&b. Inoltre, gradualmente chiudono le attività commerciali di prossimità (quelle indispensabili per la vita degli abitanti) per lasciare spazio ad attività ristorative e ricreative;
- Bassa qualità del lavoro: l’economia che deriva dal turismo (effetto positivo del fenomeno) è solitamente accompagnata da stagionalità (lavoro discontinuo) e precariato. Solitamente alla turistificazione non segue una distribuzione equa della ricchezza sulla comunità locale. In generale, questo fenomeno determina una saturazione degli spazi urbani e una cristallizzazione del tessuto economico locale;
- Compromissione dei servizi: la touristification crea problemi non indifferenti a servizi e infrastrutture. Si pensi, ad esempio, ai servizi di trasporto pubblico, tarati per una popolazione che aumenta esponenzialmente nei giorni di massima affluenza turistica;
- Qualità della vita: ovviamente la quotidianità dei residenti risente dell’affluenza massiva di turisti in termini, per esempio, di traffico e di inquinamento acustico.
Attenzione: ovviamente quando si parla di touristification non si fa riferimento a ogni flusso turistico (che per molti territori rappresenta una importante risorsa non solo economica ma anche sociale), ma a quei casi in cui la speculazione economica derivante dal turismo finisce per stravolgere i luoghi e le comunità, secondo un processo che non è di integrazione ma di sopraffazione.
Touristification: il caso Barcellona
Un caso interessante è quello di Barcellona. La città catalana, infatti, è oggetto di un enorme flusso turistico, che rappresenta un’importante ricchezza per la città (oltre 100.000 posti di lavoro e oltre il 10% del PIL per un totale di circa 25 milioni di euro al giorno).
Parliamo di una città che può vantare quasi 10 milioni di visitatori l’anno, numeri che ovviamente incidono sulla vita degli abitanti. Per questa ragione, il comune di Barcellona ha deciso di investire i proventi del turismo di massa nell’efficientamento energetico delle scuole: un modo per ridistribuire alla collettività le risorse derivanti dalla touristification. Saranno 170 gli istituti scolastici che saranno dotati dei più moderni sistemi di riscaldamento e raffreddamento e di impianti fotovoltaici per la produzione di energia.
L’idea è di non chiudere le porte ai visitatori (che, come detto, rappresentano un’importante fetta del PIL cittadino), scegliendo però di investire i proventi del turismo in servizi collettivi di alta qualità.
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_Matteo Donisi