Gli studi confermano che anche piccoli peggioramenti della qualità dell’aria generano ansia e oppressione
L’inquinamento non fa male solo ai nostri polmoni ma ci rende anche agitati, stressati e depressi. Da anni vari studi convergono su questa tesi, uno tra gli ultimi è stato condotto sulla popolazione adulta del Regno Unito ed ha, ancora una volta, dimostrato che l’aumento delle concentrazioni di NO2, emesso principalmente dai veicoli diesel, ha come effetto quello di un innalzamento del 39% dei rischi di insorgenza di disturbi mentali. Considerando l’aumento delle polveri sottili, anch’esse generate soprattutto da veicoli alimentati con carburanti tradizionali, il rischio è minore, del 18%, ma pur sempre rilevante.
Le polvere sottili, nostre nemiche
È ormai evidente da vari studi: le persone che vivono in zone con alti livelli di smog hanno il doppio di probabilità di sviluppare problemi di salute mentale. Lo studio al quale facciamo riferimento non è il primo e non sarà certo l’ultimo ad arrivare alla medesima conclusione. È stato condotto su un campione di oltre mille adulti che hanno vissuto per un periodo più lungo di 5 anni nella zona sudorientale di Londra ma i risultati ottenuti in altre città del mondo sono del tutto simili. Nel Regno Unito quasi tutte le aree urbane hanno concentrazioni elevatissime di polveri sottili, ben al di sopra di quelle considerate limite dall’Oms.
Al mondo il 90% degli esseri umani respira aria inquinata. Un dato che spaventa.
I fattori determinanti
“L’inquinamento non è il solo fattore ad aumentare il rischio di disturbi mentali ma è l’unico sul quale si può agire. Introdurre misure per ridurre l’inquinamento dell’aria può rappresentare una misura di prevenzione dal grandissimo impatto potenziale”, spiega Ioannis Bakolis del King’s College London, che ha guidato lo studio.
La depressione aumenta prevalentemente nelle aree urbane, un dato che suggerisce la concomitanza di vari fattori, ad esempio la mancanza di spazi verdi per rigenerarsi a sufficienza e bilanciare il cemento e lo smog. Tuttavia, lo studio ha rivelato che, indipendentemente da questo tipo di fattori che variano da un luogo all’altro e peggiorano la situazione, l’inquinamento resta una costante che ovunque si rintraccia quando si indaga sui fattori e sul contesto che possono portare alla depressione.
È giunta l’ora di agire
“Le persone dovrebbero agire, non soltanto preoccuparsi – ha concluso Bakolis – Le prove dei danni sono ormai abbastanza chiare da supportare una forte richiesta alle istituzioni di prendere provvedimenti subito”.
Altre ricerche recenti hanno collegato alla presenza di aria non salubre la crescita del tasso di suicidi, altre ancora hanno evidenziato un legame tra demenza e inquinamento. Un report del 2019 condotto su scala globale ha concluso che l’inquinamento dell’aria provoca danni a tutti gli organi del nostro corpo. L’epoca dei dubbi è terminata.
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_ di Anna Tita Gallo