Il progetto, a cura del biologo Stefano Mancuso e dell’architetto Stefano Boeri, ha vinto un bando europeo da 3,8 milioni di euro
La città di Prato sarà la prima “urban jungle” d’Italia grazie al progetto “Prato Urban Jungles”, vincitore nel 2019 della quarta edizione del Bando UIA Urban Innovative Action. L’obiettivo è integrare piante, città e comunità, ma anche rinnovare la concezione di vita comunitaria e avvantaggiare l’economia locale. Come? Con serie di opere che vanno dalla riqualificazione di aree abbandonate e degradate alla messa a dimora di alberi e piante in aree strategiche, dalla creazione di orti produttivi alla riconversione di superfici minerali in pareti vegetali, passando per la fitodepurazione delle aree più contaminate della città e molti altri interventi.
Un team italiano di fama internazionale
“Prato Urban Jungle” nasce dall’incontro tra il biologo Stefano Mancuso, direttore di uno dei più importanti centri di ricerca sulle piante, il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV), e il Pnat, un collettivo multidisciplinare composto da biologi, architetti, designer, scienziati vegetali e imprenditori che elabora strategie e soluzioni creative basate sulle scoperte scientifiche. A curare gli aspetti architettonici della realizzazione saranno invece l’archistar Stefano Boeri e i collaboratori del suo studio.
Edifici, facciate e tetti ricoperti di alberi e piante, ma non solo
L’idea è ripensare la città trasformandola in una giungla urbana in grado di ridurre l’inquinamento e il surriscaldamento urbano, rigenerare il suolo, preservandone la sua permeabilità e scongiurando il rischio di alluvioni o altri dissesti idrologici, rinnovare la microeconomia locale, creare nuovi posti di lavoro, migliorare il benessere psicofisico dei cittadini e – non ultimo – fare più attività all’aperto. Grazie a “Prato Urban Jungle” avranno poi il via iniziative di sensibilizzazione e co-progettazione che coinvolgeranno i cittadini di tre diversi quartieri: Soccorso, San Giusto e Macrolotto Zero.
Un progetto che vale 3,8 milioni di euro
Tre milioni di euro, di cui il 20% cofinanziato dal comune di Prato, tanto vale il progetto Prato Urban Jungle, e li vale tutti, almeno sulla carta. I lavori, già rinviati per via della pandemia da Covid-19, dovrebbero iniziare entro la fine del 2021. Cosa possiamo fare noi, comuni cittadini, per fare in modo che la città o il paese in cui risiediamo si avvicini al concetto di urban jungles promosso da Mancuso e Boeri? Fare un orto verticale in casa, per esempio, come abbiamo scritto in questo precedente articolo.
Le città sono meno del 2% delle terre emerse ma consumano l’80% delle risorse globali
Le città rappresentano meno del 2% delle terre emerse eppure da questo 2% proviene l’80% di anidride carbonica, l’80% dei rifiuti e l’80% del consumo delle risorse del pianeta, come ribadito in più occasioni dal professore e biologo Stefano Mancuso. Un’assurdità, se pensiamo a quanto infinitesimale sia il numero degli uomini in confronto a quello delle piante: gli animali rappresentano lo 0,3% della biomassa, contro l’85,5% del mondo vegetale. Il che significa solo una cosa, tanto semplice quanto difficile da ammettere: senza piante non c’è vita, anche perché loro sono la quasi totalità della vita che c’è sulla Terra. Se vogliamo sopravvivere nelle città, dovremo trasformarle in urban jungles. E presto.
Piantare alberi nelle nostre città è utile anche
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_ di Stela Xhunga