Una pila del 1800 potrebbe essere la chiave per risolvere uno dei problemi maggiori per una diffusione esponenziale delle energie pulite: l’accumulo
Si tratta della pila aria-metallo, che un team congiunto NASA – MIT sta (ri)studiando per capire se possa essere una vera chiave di volta. Sappiamo, infatti, che le batterie utilizzate attualmente, quelle agli ioni di litio, oltre ad essere costose non sono la soluzione più sostenibile dal punto di vista dello stoccaggio e rappresentano l’ultimo vero grande ostacolo allo sviluppo delle rinnovabili su larga scala.
Rinnovabili e sistemi di accumulo
Abbiamo il sole, il vento, l’acqua. Siamo riusciti a ricavarne energia pulita. Sappiamo che questa energia ci aiuterebbe a slegarci dalla dipendenza dalle fonti fossili… ma non sappiamo ancora come fare ad accumularla aggirando l’annoso problema dell’intermittenza. Significa, cioè, che quando queste fonti sono disponibili riusciamo ad utilizzare l’energia prodotta, ma continuiamo a non risolvere in maniera definitiva il problema dello stoccaggio, che ci permetterebbe di attingere a quell’energia quando ne abbiamo bisogno, anche quando piove e il vento non soffia, intenderci.
O meglio, abbiamo sviluppato batterie agli ioni di litio, una soluzione buona ma non accettabile dal punto di vista della sostenibilità. Per produrle vengono utilizzati metalli rari e questo comporta un impiego di energia troppo elevato; inoltre si tratta di dispositivi non riciclabili in maniera semplice. Infine, sono davvero troppo costose per innescare un vero cambiamento. Per tutti questi motivi da anni gli scienziati stanno tentando di aprire nuove strade e di risolvere finalmente questo problema cruciale.
L’idea di Nasa e MIT
Negli Stati Uniti un team di scienziati che fa capo a Nasa e MIT hanno pensato di ispirarsi ad una “vecchia” pila: la pila metallo-aria la cui invenzione risale al 1800. Potrebbe essere davvero una grande fonte di ispirazione per creare un nuovo tipo di batterie destinato all’immagazzinamento dell’energia prodotta con fonti rinnovabili. Questo tipo di pila utilizzava l’ossigeno presente nell’aria come catodo e un metallo come anodo. Non ci dilungheremo in questo articolo in complicate spiegazioni tecniche, basti sapere che in queste pile l’ossigeno reagisce con il metallo (ferro, zinco, …) e provoca una reazione chimica che avvia un processo di elettrolisi e libera energia. Quando il metallo è del tutto ossidato la pila è scarica. Ma attenzione: queste pile non si possono ricaricare! Bisogna rigenerarle sostituendo gli anodi. E la loro densità energetica per kg è piuttosto bassa (40 wattora/Kg, mentre le batterie agli ioni di litio ne hanno almeno una di 100 wattora/Kg). Ma questo è relativamente importante, visto che possono essere costruite con un costo ridottissimo e si possono smaltire facilmente. Un buon terreno su cui continuare a lavorare, dunque.
Il futuro dell’energia pulita… è ora!
Lo confermano i dati, leggi di più
_Andrea Solari