Sono oltre 30 e hanno scommesso sulle fonti pulite per soddisfar parte del proprio fabbisogno di energia
In molti casi sono state piccole realtà a rendersi protagoniste della transizione verso le fonti pulite, diventando un esempio da seguire. Anche in Italia esistono quelle che sono state definite comunità energetiche, luoghi in cui le pubbliche amministrazioni e i cittadini collaborano alla produzione di energia pulita per il proprio fabbisogno ma anche per immetterla in rete.
La prima comunità energetica italiana
Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, ad oggi esistono 33 comunità energetiche in Italia tra Nord e Sud. A Magliano Alpi, in provincia di Cuneo, è nata la prima. Si sviluppa intorno a un impianto solare da 20 kW installato sul tetto del Palazzo comunale e collegato all’interruttore del Municipio. Oltre a fornire elettricità all’edificio, i pannelli solari alimentano la biblioteca, la palestra, le scuole comunali e le abitazioni di 5 famiglie partecipanti al progetto. In tutto gli impianti riescono a soddisfare il 40% circa dei consumi elettrici oltre ad alimentare anche una colonnina di ricarica per auto elettriche, gratuita per i soci della comunità.
Negli ultimi anni stanno nascendo vari progetti di comunità energetica, fra le ultime segnaliamo quella di Montevarchi, in provincia di Arezzo con 26 impianti fotovoltaici e una potenza complessiva pari a 1,1 MWp, in grado di produrre 1.385 MWh all’anno.
Essendo realtà nuove e di piccole dimensioni, ad oggi non è possibile affermare che le comunità energetiche siano in grado di coprire per intero il proprio fabbisogno energetico, ma generano vantaggi enormi per i residenti in termini di risparmio, sia di denaro che di emissioni.
Un modello di sostenibilità e di partecipazione
Rispetto a un condominio o una fabbrica le comunità energetiche producono elettricità per più utenti. Gli impianti per la produzione di energia vengono sistemati negli spazi pubblici (uffici comunali e scuole) e dei privati (abitazioni o aziende) che aderiscono. Attraverso un apposito dispositivo ciascun membro della comunità può monitorare l’energia prodotta e l’elettricità consumata. Essendo clienti di fornitori elettrici, i cittadini e le attività della comunità pagano per intero l’energia ma ricevono periodicamente la quota spettante dei benefici economici ottenuti dalla comunità stessa, equiparabile ad una riduzione della bolletta.
Le comunità energetiche per diffondere buone pratiche
Quello delle comunità energetiche è soprattutto un modello di economia della condivisione che si può applicare facilmente a città medio-piccole.
Non solo. Nelle aree periferiche la sostenibilità può essere una leva per ridurre il disagio e le illegalità. Come nel caso di San Giovanni a Teduccio, quartiere del comune di Napoli, dove la comunità energetica è stata una spinta per la realizzazione di percorsi di educazione ambientale per bambini e ragazzi, un modo per informare gli studenti riguardo le possibili occupazioni legate al settore ambientale, un’occasione per gli abitanti delle zone limitrofe di richiedere bonus per l’installazione di sistemi per l’efficienza energetica.
A San Vito in Monte, località montana in provincia di Terni, la comunità energetica è stata l’apripista per nuove attività imprenditoriali, tanto che in concomitanza con il riconoscimento di comunità energetica il comune ha indetto dei bandi i per l’avvio di colture innovative per le piante e le erbe officinali per usi farmaceutici e alimentari.
La transizione energetica sta accelerando,
lo dicono i dati… scopri di più!
_Matteo Melani