L’industria delle “bistecche in provetta” sembra destinata a crescere nei prossimi anni. Cerchiamo di rispondere ad alcuni dei tanti interrogativi che aleggiano intorno alla carne sintetica
Che differenza c’è tra carne coltivata e carne vegetale? È vero che potrebbe essere l’alternativa sana e sostenibile all’allevamento intensivo? In dieci anni la ricerca sulla carne coltivata in laboratorio ha fatto passi da gigante: se per produrre il primo hamburger ci volle un investimento di centinaia di migliaia di euro, oggi c’è chi riesce a realizzare carne “sintetica” con costi di produzione quasi concorrenziali. Parliamo comunque di un’industria che sembra destinata a crescere. La carne coltivata, peraltro, sembra essere solo il primo passo. Infatti, c’è già chi lavora per la creazione di latte in provetta. Intanto, però, in Italia una legge ne vieta la produzione e la commercializzazione. Ma cos’è la carne coltivata? Quali sono vantaggi e svantaggi? Cosa prevede la nuova normativa italiana?
Il problema del consumo di carne
Ovviamente l’enorme attenzione dedicata a questo tema nasce dal problema legato al consumo di carne. Questo, da inizio anni 2000 ad oggi, è aumentato di oltre il 50% e le proiezioni economiche suggeriscono che continuerà a crescere nei prossimi decenni (soprattutto sotto la spinta dei paesi in via di sviluppo). Un consumo insostenibile, soprattutto a causa dell’utilizzo eccessivo di terreni agricoli per la produzione dei mangimi animali necessari per sostenere gli allevamenti intensivi.
Senza voler entrare nel dettaglio, è ormai evidente che la filiera produttiva della carne d’allevamento sia responsabile di un enorme impatto ambientale, soprattutto in termini di consumo di suolo, consumo di acqua ed emissioni di CO2. Pertanto, a prescindere da quello che sarà il futuro della carne in provetta, è evidente che bisognerebbe ridurre il consumo delle proteine animali, individuando un modello alimentare più sano e, soprattutto, sostenibile.Che cos’è la carne coltivata?
La carne coltivata (a volte impropriamente chiamata “carne sintetica”) viene prodotta in laboratorio a partire dalle cellule staminali dell’animale del quale si intendono “replicare” i tessuti. Per tale ragione la coltivazione in vitro, che è comunque di derivazione animale, non va assolutamente confusa con la carne vegetale, che invece si ottiene lavorando esclusivamente prodotti di origine vegetale.
La carne coltivata, quindi, si ottiene alimentando con calore, nutrienti e ossigeno le cellule staminali prelevate dall’animale. Il risultato è una carne molto simile al macinato che è possibile trovare al banco macelleria dei supermercati.
Vantaggi e svantaggi della carne coltivata
Ovviamente l’esordio sui mercati della carne coltivata ha diviso l’opinione pubblica tra chi ne elogia i vantaggi e chi ne sottolinea rischi e svantaggi. Tra i “pro” ci sono sicuramente la riduzione dell’impatto ambientale della filiera produttiva e l’assenza di farmaci e antibiotici nell’alimentazione degli animali da cui vengono prelevate le cellule (non necessari al di fuori dell’allevamento intensivo). Tra i “contro”, gli effetti non ancora del tutto testati della coltura in vitro sui valori nutrizionali della carne e la necessità di una produzione complessa, ancora costosa e altamente ingegnerizzata.
Carne coltivata: il provvedimento made in Italy
Intanto il Parlamento italiano ha approvato un provvedimento che vieta la produzione e la commercializzazione della carne coltivata. Una disposizione che certamente intende difendere le eccellenze produttive nazionali, ma che allo stesso tempo porta il nostro Paese fuori dalla linea intrapresa nell’eurozona.
Un provvedimento che ha già creato non poche discussioni e polemiche e che certamente continuerà a far parlare nei prossimi mesi. L’opinione pubblica italiana, infatti, è divisa tra chi trova giusto difendere il made in Italy e diffidare dell’ingegnerizzazione alimentare e chi invece crede che questo divieto spinga il Paese fuori dalla contemporaneità e sottragga un’occasione di sviluppo.
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_Matteo Donisi