La sostenibilità rappresenta la sfida per l’agricoltura del futuro. In Italia la strada è ancora lunga, anche se non mancano esempi positivi di innovazione e valorizzazione del territorio.
Nell’epoca di oggi in cui anche il cibo risente degli effetti dell’inquinamento, l’agricoltura sostenibile rappresenta l’unica via per tornare a gustare prodotti sani e genuini. Attraverso tecniche che rispettano l’ambiente, i benefici vengono garantiti per tutta la filiera: dal produttore al consumatore.
Ma quali sono i criteri per definire un modello di agricoltura sostenibile? La Fao (Food and Agriculture Organization, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha redatto un decalogo di 5 principi che tiene conto di tutti gli aspetti che girano intorno al mondo della coltivazione. Il primo punto riguarda l’aumento della produttività, dell’occupazione e del valore aggiunto (rispettando l’ambiente e puntando su soluzioni innovative); poi la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali (riducendo l’inquinamento e il deterioramento del suolo); miglioramento dei mezzi di sussistenza e promozione di una crescita economica inclusiva (condizioni di lavoro adeguate a chi lavora nei campi); favorire il benessere di persone, comunità e ecosistemi (ridurre gli impatti dei fenomeni naturali o economici, come la volatilità del mercato) adattare i governi alle sfide attuali (incentivi all’agricoltura e giusto equilibrio tra iniziative del settore pubblico e privato).
Insomma un insieme di precetti che tiene conto di più fattori, in cui la crescita generale va d’accordo con l’uso responsabile della risorse.
L’agricoltura sostenibile in Italia: come siamo messi
Nonostante i prodotti agricoli Made in Italy rappresentino un’eccellenza che tutto il mondo ci invidia, nel Bel Paese la situazione registra alti e bassi. Secondo uno studio realizzato dall’Osservatorio Fieragricola-Nomisma, negli ultimi anni le coscienze dei nostri agricoltori si sono responsabilizzate, tanto che è diminuito l’utilizzo di agrofarmaci e fertilizzanti dannosi come fungicidi (-30%), erbicidi (-20%), ma anche azoto (-25%), anidride fosforica (-36%), ossido di potassio (-50%). Bene anche l’impegno nella riduzione delle emissioni di Co2 (-12,3% negli ultimi vent’anni), che incidono per il 7% sul totale delle emissioni contro il 10% della media europea.
Oltre alla crisi legata alla pandemia, ciò che sta mettendo in ginocchio la nostra agricoltura riguarda gli eventi naturali come le erosioni. In media in Italia si verifica un’erosione di quasi 9 tonnellate di suolo per ettaro all’anno, contro i 4 della Spagna e i 2 della Francia. Sul fronte del reddito, l’Italia le attività agricole hanno registrano un calo dell’1% contro una media Ue a +6%, con Spagna e Francia a +11%.
Esistono comunque realtà virtuose, capaci di distinguersi per la valorizzazione del territorio e il rispetto dell’ambiente, soprattutto in Toscana e nella Marche, regioni che contano 6 comuni premiati con le Spighe Verdi, premio conferito dalla FEE Italia (Foundation for Environmental Education) per lo sviluppo rurale sostenibile.
V-Glem, quando l’orto arriva sulla luna
Come ha detto la Fao, una caratteristica dell’agricoltura sostenibile è l’innovazione, e in Italia sembra che il settore pubblico e privato ne abbiano compreso l’importanza. Da Enea, Ente nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, è partito un esperimento per la realizzazione di V-GELM (Virtual Greenhouse Experimental Lunar Module), un orto lunare a supporto della vita degli astronauti. Il progetto, che ha visto la partecipazione dell’Università degli studi di Milano, e dei ricercatori della Mars Planet Society, ricalca le condizioni climatiche tipiche degli ambienti estremi come quelli spaziali e del polo Nord. V-Gelm consiste in un sistema di coltivazione idroponica multilivello a ciclo chiuso con illuminazione LED, dove vengono coltivate le diverse specie di micro-verdure, appositamente selezionate per raggiungere la crescita ideale alla consumazione nel giro di 10-15 giorni.
“Si tratta di un sistema di coltivazione fuori suolo con riciclo di acqua, senza l’utilizzo di pesticidi e di agrofarmaci, in grado di garantire ai membri dell’equipaggio impegnato nelle missioni spaziali cibo fresco di alta qualità e corretto apporto nutrizionale” ha spiegato Luca Nardi, del Laboratorio Biotecnologie ENEA. Per i valore innovativo e il prestigio internazionale, V-Gelm è stato selezionato tra i migliori progetti spaziali in Europa.
L’impegno di Eicom
Ma oltre che dalla scienza e dalla tecnica, il processo per una piena consapevolezza dell’agricoltura sostenibile passa dall’educazione. Da diversi anni Eicom e Axis, Associazione Culturale per la diffusione della cultura ecologica, si impegnano per sensibilizzare i più piccoli al rispetto della natura e all’uso responsabile delle risorse.
Con il progetto Energia nell’orto, i bambini hanno la possibilità di costruire e coltivare un orto nella propria scuola. Alla scuola elementare Zima-Garibaldi, nel quartiere Baggio di Milano, esiste già un orto con frutta e verdura coltivato dagli alunni con la supervisione degli insegnanti. La zona non è stata scelta a caso. Nei quartieri della periferia, soprattutto in una città dinamica e dalle tante sfaccettature come Milano si verificano spesso situazioni di degrado e, inevitabilmente, ne risentono anche i bambini. Così Energia nell’orto può essere un’occasione per aiutarli a crescere in un contesto sano e positivo.
_ di Matteo Melani
Speriamo che questo campo possa espandersi sempre di più, i benefici sarebbero davvero alti… partendo già dal risparmio idrico che non è cosa da poco!
Ciao,
Grazie per un articolo molto interessante.