La prima visita allo zoo è una di quelle occasioni che non si dimenticano facilmente, soprattutto se l’incontro con gli animali è avvenuto quando eravamo piccoli. Uno di quei luoghi dove esiste un catalogo di emozioni unico che accomuna tutti i visitatori. Gli occhi incollati su ogni centimetro degli animali per godere della loro bellezza, le mani strette tra le feritoie delle recinzioni per non perdere alcun attimo dello spettacolo della natura, il cuore che batte forte quando un animale si avvicina con il desiderio e la paura di toccarlo che prendono tutto il corpo.
I tempi sono cambiati, l’attenzione per il mondo animale è sempre maggiore e moltissimi giardini zoologici non sono una semplice attrazione dove ogni animale è esposto come trofeo. Sempre più zoo in tutto il mondo sono luoghi in cui conservare le specie animali e naturali nelle migliori condizioni ambientali possibili, anche e soprattutto per quelle che sono a rischio estinzione e che si trovano minacciate direttamente nel loro habitat naturale. Ma lo zoo è anche il luogo ideale per l’educazione ambientale, pensata sia per grandi che per piccini, attraverso percorsi tematici, lezioni, attività ricreative e installazioni artistiche.
Per raccontare una di queste iniziative ci dirigiamo in direzione Chester, città inglese al confine con il Galles.
L’educazione ambientale nella mostra Love it for Longer
Love it for Longer è il progetto di educazione ambientale dello zoo di Chester che mette insieme ecologia, arte e natura. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di raccontare la sostenibilità nelle forme delle sculture di animali e della natura create a partire da materiali di scarto e rifiuti veri e propri.
Quelli che in apparenza sono mondi distanti trovano la loro sintesi nelle installazioni presenti negli spazi dello zoo, costruite a partire da oggetti di uso quotidiano che messe insieme producono la maggior parte della spazzatura.
Tra le opere più interessanti a tema animale troviamo il camaleonte di 6 metri realizzato con bottiglie di shampoo riciclate, coloratissimo e caleidoscopico come la controparte naturale presente nello zoo.
Affascinante quanto… disgustosa è invece la scultura dedicata a uno dei giganti della natura: l’elefante. L’intera struttura, anch’essa molto grande e colorata, fa parte della sezione denominata Pootopia ed è realizzata con carta artigianale fabbricata a partire dalle fibre trattate presenti negli escrementi dello stesso animale e da quelle del rinoceronte. Un escamotage curioso per non esaurire il ciclo degli elementi in natura.
Sculture ma anche installazioni e spazi creativi pronti a stupire i visitatori. Come la scultura reticolare che raccoglie e trasforma l’acqua piovana – raccolta in piccoli serbatoi posti in cima durante la pioggia – in musica attraverso un sistema di canali che riproduce le note o spazi ricreativi come il giardino di plastica, dove i colori e le forme delle piante e dei fiori prendono vita attraverso il riutilizzo e il riciclo di oggetti plastici, e Wasteland, un piccolo villaggio di rifiuti che utilizza le sagome della frutta (come le mele o le arance) per ricreare case e architetture.
Gli amanti dell’avventura e del mistero ameranno il labirinto creato con tessuti non utilizzati, dove – a differenza dei classici labirinti – a confondere il visitatore e far perdere l’orientamento non è la presenza di muri verdi uguali tra di loro ma, al contrario, una distesa di colori, forme e dimensioni di tessuti differenti
Uno zoo a rifiuti zero
Il progetto Love it for Longer promuove la sostenibilità in tutti gli aspetti della vita quotidiana e mira a rendere l’area dello zoo senza rifiuti entro il 2030 attraverso i percorsi di educazione ambientale e una rigida scaletta gestionale. L’ambizioso obiettivo, secondo il direttore delle operazioni Dom Strange, è quello di riutilizzare, riciclare e compostare la maggior parte dei materiali utilizzati per ridurre notevolmente l’impatto ambientale.
Per incoraggiare il cambiamento, lo zoo ha già bloccato la vendita di bottiglie di plastica per le bevande e in generale del materiale non biodegradabile per la consumazione del cibo. Inoltre, la Direzione si è impegnata a rifornirsi di materie prime non provenienti da processi di produzione che provocano la deforestazione e ad avviare un percorso sostenibile che punta ad abbattere in dieci anni l’emissione di carbonio nell’ambiente.
Le svolte sostenibili ti appassionano?
Continua a navigare sul nostro blog per nuove e interessanti storie
_ di Simone Picchi