L’arte contemporanea è tanto affascinante quanto misteriosa. Questo perché il concetto stesso di opera si è evoluto nel tempo.
Dai maestri italiani del Rinascimento a oggi, la concezione classica della pittura e della scultura come rappresentazione reale del mondo e dell’uomo è stata superata.
Ai ritratti di persone o paesaggi si sono affiancate le rappresentazioni astratte, mentre cambiavano i materiali utilizzati per dipingere e scolpire e i modi di esporre un’opera al pubblico.
Oggi che la cura del nostro pianeta è così importante, è fondamentale ripensare al modo di produrre. Quando l’arte e sostenibilità ambientale camminano a braccetto ecco che creatività, bellezza ed energia pulita si uniscono!
Se vi dicessimo che è possibile realizzare un’opera d’arte con l’aiuto del vento e della sua energia?
L’energia del vento che unisce arte e sostenibilità ambientale
Elena Paroucheva è un’artista a 360 gradi.
Pittrice, illustratrice, autrice di installazioni artistiche e pianificazione urbanistica. La sua fama è legata soprattutto all’utilizzo creativo dell’energia elettrica applicata alle forme d’arte: è da questa illuminazione che nascono le “sculture del vento” e la wind art che realizza progetti che trasformano strutture e oggetti legati alla produzione elettrica proveniente dall’energia del vento in opere d’arte.
Tra le opere più conosciute dell’artista ci sono quelle che integrano le forme delle strutture di produzione e trasmissione energetica (come ad esempio i tralicci) alla rappresentazione di figure umane.
Ondine è una delle più famose: la scultura, formato da un pilone in rame, ha la forma di una giovane donna con gioielli, posizionati lungo il collo e sul polso sinistro.
A differenza dei tratti del corpo e del viso, ottenuti attraverso le saldature di rame rosso, i gioielli sono composti da una serie di turbine eoliche perfettamente funzionanti!
La figura femminile è protagonista anche della scultura Dessislava. L’abbraccio materno ripreso nella sagoma della donna con il viso rivolto al bambino è composto dallo stesso materiale di Ondine, mentre il volto del neonato è rappresentato da un’unica turbina bianca in continuo movimento.
Le sculture, pensate per unire arte e sostenibilità ambientale, sono immerse nel paesaggio naturale e colpiscono lo spettatore per il modo in cui si integrano armonicamente. Tra di esse è interessante l’utilizzo dell’energia eolica nell’enorme scarpa con tacco posizionata in campo aperto e nell’angelo rosso alle spalle di un grattacielo alla periferia di Parigi.
Il progetto Electric art
Electric Art nasce nel 1999 come progetto creativo dedicato all’installazione di opere realizzate con fonti di produzione energetica. L’obiettivo è quello di sperimentare forme d’arte sostenibili attraverso l’utilizzo di materiali induttivi sostenibili in grado di integrare la cura del paesaggio (urbano e naturale) con le necessità produttive.
In occasione delle olimpiadi invernali di Sochi del 2014 la Paroucheva ha installato una monumentale figura di sciatore che di notte viene illuminato con i colori della bandiera russa (bianco, rosso e blu). La scultura elettrica, la cui struttura riprende quella del traliccio, trasmette energia ai comuni vicini di Alder e Krasnaya Polina.
Nella città termale di Amnéville l’artista russa ha invece trasformato un comune traliccio in un’opera d’arte. Attraverso le luci dei proiettori, la parziale sostituzione dei materiali (dall’acciaio alle plastiche resistenti) e la colorazione di cavi, tubi e supporti la struttura di 34 metri prende vita e illumina le strade del piccolo centro francese.
Come per la wind art, quella elettrica è stata pensata per armonizzarsi con il paesaggio, anche se in questo caso di tratta di opere presenti all’interno di spazi urbani.
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_ di Simone Picchi