Un team di ricerca dell’Università della Florida e Gainesville, utilizzando campioni dell’Apollo 11, 12 e 17, ha dimostrato che una pianta terrestre può nascere sul suolo lunare
I ricercatori statunitensi sono riusciti a far germogliare l’arabetta comune, una delle piante più studiate al mondo soprattutto in ambito botanico come organismo modello, in grado di fornire importanti indicazioni anche su altri organismi. Lo studio in questione, pubblicato sulla rivista scientifica Communications Biology, rende più concreta l’ipotesi di poter coltivare piante sulla Luna, tuttavia i risultati hanno mostrato che la crescita è difficoltosa: le piante si sono sviluppate molto lentamente e molte mostravano gravi segni di stress causato dalle alte concentrazioni di metalli contenuti nella regolite lunare.
L’esperimento sui campioni di suolo
Gli scienziati californiani sono riusciti ad ottenere dalla NASA alcuni campioni del suolo lunare prelevato durante le missioni Apollo. Questa preziosa polvere di regolite è ricca di minerali ferrosi ma povera di nutrienti, per renderla adatta all’esperimento è stato necessario aggiungere acqua e concime, indispensabili per la crescita della pianta. L’arabetta comune è stata scelta perché ha un ciclo biologico rapido che può dare un’importante contributo a comprendere se le condizioni ambientali siano accettabili anche per altre specie vegetali.
Le piante possono vivere sulla Luna?
La domanda alla base della ricerca era molto semplice: le piante possono svilupparsi con successo nella regolite lunare? E, in tal caso, quali strategie sviluppano per adattarsi fisiologicamente alla crescita in questo nuovo “ambiente”?
I risultati sono stati molto interessanti e hanno evidenziato anche le criticità per possibili coltivazioni spaziali. Le piante sono cresciute lentamente, hanno sviluppato radici molto corte ed avevano evidenti segni di stress ambientale rispetto alle piantine germogliate su terreno (vulcanico) terrestre. E’ stato quindi molto difficile per le piante adattarsi alla composizione della “polvere lunare”. Risulta quindi indispensabile arricchire il terreno lunare con quantità corrette di acqua e nutrienti. I futuri studi si concentreranno proprio nel trovare la ricetta ideale per rendere la regolite lunare adatta alla crescita di piante. Potrebbe essere un primo concreto passo per la produzione di cibo e ossigeno sulle future colonie spaziali.
La scelta della zona ideale della Luna su cui coltivare
Gli scienziati hanno ottenuto comunque indicazioni importanti grazie ai differenti risultati ottenuti dai campioni delle varie missioni spaziali. Un dato evidente è stato quello che il terreno prelevato durante la missione di Apollo 11 nel Mare della Tranquillità è sicuramente quello più “tossico” anche perché è stato esposto molto più a lungo a radiazioni cosmiche e vento solare. I campioni delle missioni di Apollo 12 e 17, prelevati da strati diversi, invece hanno mostrato risultati differenti e ben più incoraggianti. Questa è un’importante scoperta anche per i futuri agricoltori spaziali che dovranno cercare zone con terreni più giovani (meno esposti) e che potranno dare risultati sicuramente migliori.
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_Andrea Solari