Un archivio online con immagini di rifiuti in plastica di oltre cinquant’anni fa rinvenuti sulle spiagge italiane
Avete mai visto il flacone del famoso talco azzurro commercializzato negli anni ’60? O il packaging di quella crema che compariva in una pubblicità del 1971? Se appartenete alla generazione dei millennials o a quelle successive, probabilmente no. Ma se vi dicessimo che il mare ha conservato, come una macchina del tempo, un numero inestimabile di reperti simili?
Enzo Suma, fondatore di Millenari di Puglia, dal 2018 si occupa di organizzare momenti di raccolta collettiva per liberare le spiagge d’Italia dalla plastica. Negli ultimi anni ha trovato, semisepolti nella sabbia, centinaia di rifiuti risalenti agli anni ’60, ’70 e ’80. Dando vita al progetto “Archeoplastica”, ha creato un vero e proprio museo virtuale, contenente foto e rappresentazioni 3D dei suoi ritrovamenti. Un’importante testimonianza visiva del lentissimo degrado della plastica che inquina i mari, e della preoccupante situazione dei rifiuti presenti sul nostro Pianeta.
Barbapapà e clown dalla Grecia
Nel museo degli antichi rifiuti virtuale di “Archeoplastica” possiamo osservare i reperti più stravaganti, e immaginare la misteriosa storia che li ha portati fin sulle nostre spiagge. Chissà qual è stato il lungo viaggio del Barbapapà trovato sulla spiaggia di Santa Lucia a Ostuni. Nonostante l’usura è ancora evidente il suo colore giallo, che lo identifica come Barbazoo, amante della Natura e degli animali nel celebre libro per bambini degli anni ’70. Questo giocattolo è stato prodotto nel 1974, e i microrganismi marini hanno dato origine a una patina di concrezioni sulla sua superficie. Ancora più indecifrabile è l’origine di un clown in plastica rinvenuto sulla spiaggia di Torre Chianca, a Lecce. Sotto riporta la scritta “Kazaplast”, una ditta greca che produceva giocattoli negli anni ‘60. Sembra contenesse qualcosa, forse bagnoschiuma, o chissà, bolle di sapone. La ricerca della sua origine è ancora aperta.
Visitare il museo degli antichi rifiuti
A partire dalla primavera del 2021 il museo degli antichi rifiuti è diventato visitabile. I reperti sono stati esposti in alcune mostre pugliesi, avvicinando quanti più giovani possibili con l’obiettivo di sensibilizzare sui danni dell’inquinamento. L’idea che questi oggetti in plastica abbiano viaggiato così a lungo nel tempo è affascinante, ma è anche uno spaventoso campanello d’allarme. I rifiuti che lasciamo in spiaggia, che gettiamo in mare, quanti anni impiegano prima di degradarsi? Iniziative come questa riescono a scuotere gli animi, l’opinione collettiva, e chiamano a raccolta un gran numero di persone verso azioni concrete in maniera interessante e originale.
Fonti immagini: Archeoplastica.it
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_di Martina Marotta