Può sembrare affascinante veder riemergere un relitto ma è il segnale tangibile della siccità e dei cambiamenti climatici che colpiscono anche l’Italia
La siccità degli ultimi tempi mette a dura prova anche l’Italia, in particolare il mondo agricolo. Così, mentre dal fiume Po riemergono relitti e cimeli di guerra, ci si interroga sulle soluzioni da mettere in atto nel più breve tempo possibile per contenere l’emergenza, peraltro aggravata dallo scoppio della guerra in Ucraina, che fa temere per gli approvvigionamenti non soltanto di energia ma di materie prime e prodotti alimentari, grano in primis.
Dal Po riemerge un carro armato
Nelle scorse settimane abbiamo assistito ad uno storico ritrovamento a Mantova: dal Po è riemerso un semicingolato della Seconda Guerra Mondiale. Solo l’eccezionale secca del fiume ha fatto riaffiorare dalle acque il mezzo militare nascosto da oltre settant’anni. A scoprirlo è stato Samuele Bernini del Museo della Seconda guerra mondiale del fiume Po, che ha sede a Sermide e Felonica (Mn). Gli esperti cercavano il relitto da anni supportati da alcune foto aeree dell’epoca che documentano l’abbandono del carro armato da parte dei tedeschi durante la ritirata del 1945. Dalla ricostruzione storica pare che il 23 aprile 1945 il mezzo sia stato spinto nel fiume dai soldati per evitare che finisse nelle mani delle truppe americane; in passato sono già stati ritrovati durante i periodi di secca estiva del fiume altri cimeli dell’esercito tedesco, per lo più armi, elmetti e oggetti militari utilizzati in quel periodo e probabilmente persi dai soldati mentre attraversavano il fiume.
La scoperta del relitto è certamente affascinante ma si tratta di un segnale allarmante. In queste settimane si registra infatti la più grave magra invernale del fiume Po degli ultimi trent’anni con un livello idrometrico più basso che a Ferragosto. Siccità e precipitazioni, grano e guerra: tutto è collegato da un equilibrio molto fragile che sta mettendo in difficoltà un intero settore. (Fonte video e foto di apertura: Museo della Seconda guerra mondiale del fiume Po su Facebook)
L’allarme siccità in Italia in cifre
Le piogge delle scorse settimane non sono bastate a far rientrare l’allarme. I dati rilevati da ARPA evidenziano la prolungata mancanza di piogge nel periodo dicembre/febbraio 2022, con l’Italia che fa segnare un -60% di neve e un -80% di pioggia rispetto alla media stagionale. Precipitazioni atmosferiche decisamente insufficienti che intensificano il periodo di siccità causando gravi danni sia all’ecosistema naturale che alle attività agricole. E l’Osservatorio europeo della siccità (Edo) afferma che l’Italia è tra i Paesi dell’Unione europea considerati più a rischio per l’emergenza legata alla carenze di acqua.
Oltre alla prolungata assenza di precipitazioni si è registrato un inverno straordinariamente caldo con temperature anomale che hanno interessato in particolar modo il Nord Italia. Segno di un cambiamento climatico che sta modificano i modelli metereologici e sconvolgendo il normale equilibrio della natura accentuando spesso le condizioni estreme. Un cambiamento che è sempre più evidente e sta ora interessando maggiormente le attività agricole delle zone colpite.
Le conseguenze in agricoltura
Coldiretti sostiene che la siccità nel bacino del Po minaccia oltre 1/3 della produzione agricola nazionale, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano. Un impatto sulle coltivazioni che può essere quindi devastante. A rischio, ad esempio, la coltivazione del riso in zone come la Lomellina, che richiede grandi quantità d’acqua, mentre in tutto il Nord la Cia-Agricoltori Italiani registra già una perdita del 50% di raccolto di grano precoce che va a gravare sull’instabilità già creata dall’assenza di import di grano dell’Ucraina in guerra. In sofferenza anche orzo e frumento che senz’acqua potrebbero subire danni proprio nella loro fase di accrescimento. Solo abbondanti piogge potranno mitigare i danni sui raccolti.
Secondo Coldiretti l’attuale situazione conferma come la siccità sia diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. Un intero settore agricolo si sta quindi mobilitando per richiedere interventi straordinari per fronteggiare questa che può essere definita una vera e propria emergenza agricola.
Esistono soluzioni per fronteggiare la siccità?
Secondo il WWF la risposta risiede nella transizione verso metodi agroecologici: se da un lato l’agricoltura intensiva, basata su produzioni specializzate e a bassa diversità, è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici, al degrado del suolo e alla scarsità d’acqua, l’agricoltura ecologica è la principale strategia di resilienza alla siccità. Anche una riduzione molto significativa dell’impronta idrica dei prodotti agricoli in Europa potrebbe inoltre essere raggiunta passando a diete più sane, ricche di frutta e verdura e con meno carne e latticini: con una “dieta europea” di questo tipo si potrebbero risparmiare circa 1.292 litri pro capite al giorno, ossia il 30 per cento dell’impronta idrica per il consumo prodotti agricoli rispetto alla situazione attuale.
Coldiretti intanto propone un progetto insieme ad ANBI, nell’ambito del PNRR, per risparmiare acqua e aumentare la capacità di irrigazione. Un intervento strutturale per far fronte ai lunghi periodi di siccità intervallati dalle forte precipitazioni, fenomeni sempre più frequenti e significativi del cambiamento climatico in corso. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico utilizzati per conservare l’acqua e distribuirla in modo più razionale e oculato.
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_Andrea Solari