Un esempio di bioedilizia ed economia circolare: gli scarti della produzione agricola diventano nuovi materiali
Una casa fatta di riso, costruita con tutto ciò che rimane “sul campo”. Se vi viene in mente la capanna dei tre porcellini, quella costruita con la paglia che con una folata di vento viene distrutta, niente di più errato: Ricehouse è solida e rispettosa dell’ambiente. L’intento di Ricehouse è proporre soluzioni ecologiche per la realizzazione di “Case di riso” ad elevatissimo comfort e salubrità, secondo un approccio alla bioarchitettura che valorizza gli scarti dell’agricoltura minimizzando la produzione di rifiuti e l’impatto ambientale.
Obiettivo del progetto imprenditoriale, infatti, è valorizzare i prodotti secondari della coltivazione del riso, “che si configura come veicolo di innovazione con un elevato grado di sostenibilità”, commercializzando anche nuovi materiali edili come “paglia, lolla, termo intonaci, massetti alleggeriti, finiture in lolla-calce e pannelli isolanti”. Si tratta di un virtuoso esempio di economia circolare e di bioedilizia, metodo costruttivo che si basa sull’utilizzo di materiali naturali e tecniche compatibili con l’ambiente e l’ecosistema.
Dall’agricoltura nasce un’opportunità per l’edilizia
L’idea è nata nel 2012: “Il nostro progetto – ha spiegato il CEO di Ricehouse Tiziana Monterisi in un’intervista – sfrutta tutto quello che la lavorazione e la produzione del riso, soprattutto in Italia, lascia sul campo. Nel nostro Paese per ogni ettaro coltivato a riso vengono prodotte 7 tonnellate di materia prima e 10 tonnellate di scarti. Ecco perché è per noi fondamentale riuscire a trasformare questo in opportunità, trovando soluzioni innovative e sostenibili. Ripensare le risorse in quest’ottica è anche la mission di Rethink Resource, azienda svizzera con cui abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci sul progetto Ricehouse e su come valorizzare al meglio i prodotti che spesso vengono considerati semplici scarti”. “Dall’agricoltura – aggiungono – facciamo ripartire una nuova architettura, più responsabile e sensibile, che non cementifica”.
Dai prefabbricati agli intonaci
Ma come funziona il processo di produzione? “Partendo dalla paglia di riso – spiegano – abbiamo industrializzato un processo di fabbricazione di telai legno e paglia precompressa, al fine di realizzare edifici in paglia prefabbricati con elevatissime prestazioni energetiche. I sottoprodotti della lavorazione del riso vengono invece utilizzati per la realizzazione di una linea di massetti, intonaci, finiture a base di calce e argilla e pannelli ad elevata compressione. L’intento è quello di proporre una linea di soluzioni ecologiche per la realizzazione di “Case di riso” ad elevatissimo comfort e salubrità, secondo un approccio alla bioarchitettura che valorizza gli scarti dell’agricoltura minimizzando la produzione di rifiuti e l’impatto ambientale”. Ricehouse è stato anche inserito tra le best practice del progetto GELSO (GEstione Locale per la Sostenibilità) per il significativo contributo allo sviluppo dell’economia circolare e della bioedilizia. “Vogliamo trasferire il nostro know how sui territori attivi nella produzione risicola – spiegano – L’obiettivo è innescare un processo che incentivi lo sviluppo locale e territoriale”.
Efficienza e salubrità
Quali sono i principali vantaggi della bioedilizia? Primo su tutti il basso impatto ambientale: le soluzioni abitative così progettate sono più rispettose di ciò che ci circonda; passiamo al risparmio energetico, poiché la dispersione termica viene ridotta mentre l’efficienza e il rendimento crescono; risulta migliore la qualità della vita, dettata da un ambiente più salubre, senza tralasciare come aumenti il valore patrimoniale dell’immobile. Innumerevoli plus per una soluzione innovativa: e se è vero che “il riso, assieme a mais e frumento, è uno dei tre pilastri su cui si basa l’alimentazione mondiale”, è maturo il tempo per fondarci anche la nostra casa!
Gli edifici rispecchiano il mutare della società:
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_Marilisa Cattaneo