Il telescopio Chandra ha catturato il suono – ma sarebbe meglio chiamarlo “rumore” – prodotto da un buco nero
Più che un suono melodioso, come avremmo sperato di udire, siamo davanti ad un rumore che qualcuno sui social ha già paragonato agli effetti sonori tipici dei film dell’orrore. Resta il fatto che le onde sonore catturate dalla Nasa grazie al telescopio spaziale Chandra siano qualcosa di altamente affascinante.
I buchi neri fanno rumore?
Il telescopio spaziale ha raccolto non suoni, ma dati. Questi poi sono stati convertiti dagli scienziati in qualcosa di percepibile dall’essere umano, vale a dire onde sonore, suoni.
Nel vuoto il suono non si può propagare, ecco perché si ritiene comunemente che nello spazio non ve ne sia affatto. La Nasa, sulla base delle immagini del telescopio, ha estratto le onde di pressione del buco nero che causano increspature nel gas caldo dell’ammasso di Perseo. Gli studiosi hanno immaginato che il gas caldo che avvolge la galassia potesse poi essere convertito in audio perché offre un mezzo attraverso il quale le onde sonore possono viaggiare. A quel punto le onde generate dal buco nero sono state risintetizzate salendo di 57 e 58 ottave. Rispetto alla frequenza quella originale delle note, quella finale è stata alzata 288 bliliardi di volte.
Il buco nero in questione si trova al centro dell’ammasso di galassie del Perseo, a circa 240 milioni di anni luce da noi. Gli scienziati hanno scoperto che il suo tono è di oltre un milione di miliardi di volte più profondo dei limiti che del nostro udito, motivo per cui non è possibile ascoltarlo. Viene quindi smontata l’idea a cui facevamo accenno, secondo la quale non esistano suoni nello spazio. Un ammasso di galassie con le sue massicce quantità di gas è, appunto, invece un buon mezzo di propagazione delle onde sonore.
Risultato? Un rumore a tratti inquietante ma assolutamente affascinante e ipnotico…
La scienza non smette mai di stupirci...
e aiuta a costruire un mondo migliore!
_Andrea Solari