Oceanix City dovrebbe sorgere entro il 2025 al largo delle coste della Corea del Sud
Abbiamo tutti sentito le previsioni poco incoraggianti per il futuro: allagamenti sempre più diffusi, abitazioni distrutte da tempeste e intere metropoli sott’acqua. E con l’emergenza climatica che sta solo peggiorando nei prossimi decenni architetti e urbanisti dovranno ripensare completamente al modo in cui progettano le città. Molti stanno cercando ispirazione guardando al mare.
Una città galleggiante per 10.000 persone
La città sudcoreana di Busan ha in programma il via libera per un nuovo ambizioso insediamento oceanico, Oceanix City, a tutti gli effetti la prima città galleggiante al mondo, che dovrebbe essere pronta nel 2025. Composta da una serie di piattaforme interconnesse per un totale di 75 ettari, la “città galleggiante” potrebbe ospitare 10.000 persone offrendo alle aree costiere una possibile soluzione alla minaccia rappresentata dall’innalzamento del livello del mare. Prefabbricate e poi rimorchiate in posizione, le piattaforme proposte saliranno e scenderanno in base al livello del mare e saranno collegate tra loro mediante passerelle e piste ciclabili.
La floating city nasce dalla stretta collaborazione fra UN Habitat, agenzia dell’ONU specializzata nell’urbanizzazione sostenibile e la Oceanix, blue tech company fondata dall’imprenditore Mark Collins Chen, che ha chiesto la collaborazione dello studio danese di architettura Bjarke Ingels Group, per un design ancorato agli Obiettivi di sviluppo sostenibile; in Oceanix City convogliano flussi di energia, acqua, cibo e rifiuti per creare una metropoli marittima autosufficiente.
Dai ristoranti alle coltivazioni di bambù: una metropoli autosufficiente
La città galleggiante sarà completa di tutto, dai ristoranti e spazi di co-working alle fattorie urbane e alle strutture per il tempo libero. I quartieri saranno progettati con strutture per la coltivazione idroponica e giardini di compost, mentre gli allevamenti di pesce potrebbero essere situati nelle acque circostanti. Le piattaforme disabitate potrebbero nel frattempo ospitare turbine eoliche galleggianti e pannelli solari, oppure essere utilizzate per coltivare bambù per la costruzione di nuovi edifici.
Gli architetti hanno anche immaginato flotte di veicoli elettrici – dai taxi acquei aliscafi ai traghetti a energia solare – per collegare i quartieri tra loro e con la terraferma.
Un nuovo modo di concepire le città
La costa meridionale della Corea del Sud, dove si trova Busan, è considerata particolarmente vulnerabile all’impatto dell’innalzamento del livello del mare. Greenpeace Korea lo scorso anno ha avvertito che la famosa spiaggia di Haeundae della città potrebbe scomparire entro il 2030, secondo i media locali. E l’impatto si fa già sentire: uno studio pubblicato sulla rivista Sustainability ha rilevato che la città ha subito danni da inondazioni peggiori che in qualsiasi altra parte della Corea del Sud nei 10 anni fino al 2020. Oceanix ambisce a dare una soluzione a tutti questi problemi.
“Con i complessi cambiamenti che devono affrontare le città costiere, abbiamo bisogno di una nuova visione in cui sia possibile che persone, natura e tecnologia coesistano“, ha affermato il sindaco di Busan Park Heong-joon.
“Le città galleggianti sostenibili fanno parte dell’arsenale di strategie di adattamento climatico a nostra disposizione – sostiene anche il direttore di UN-Habitat, Maimunah Mohd Sharif in un comunicato stampa – Invece di combattere con l’acqua, impariamo a vivere in armonia con essa”.
Un nuovo modo di vivere la città in sintonia con la sostenibilità. Per via delle condizioni del territorio, infatti, i materiali più utilizzati per le costruzioni sarebbero legno e bambù per le capacità di flessibilità e al contempo di resistenza. Inoltre, grazie ai sistemi di autoalimentazione, fotovoltaici ed eolici, e al divieto di transito di auto e camion, i consumi di CO2 verranno ridotti al minimo.
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_Hillary di Lernia