La storia di Terje Isungset, il musicista sperimentale norvegese
Che cosa hanno in comune il bambù ed il ghiaccio? Sembrerà strano, ma entrambi possono diventare ottimi strumenti musicali. Mentre tutti conosciamo il flauto di pan, il bastone della pioggia o il più comune flauto tradizionale, ricavati appunto dal bambù, il ghiaccio ci sembra un materiale a dir poco inconsueto da suonare; eppure, è diventato lo strumento musicale preferito del norvegese Terje Isungset.
Musicista già dall’età di otto anni, Isungset è uno dei percussionisti più innovativi d’Europa con oltre 25 anni di esperienza nel genere jazz e nella musica tradizionale scandinava. Il suo lavoro è molto acclamato dalla critica, descritto spesso come visual, energetico e diverso da ogni altro tipo di concetto musicale esistente fino agli anni 2000.
I primi passi di una passione sotto zero
I tradizionali strumenti musicali sembravano non essere all’altezza della sua visione, così Isungset ha iniziato a sfruttare gli elementi in natura creando strumenti dalla betulla artica, l’ardesia ed il granito, ma ha fatto del ghiaccio il suo strumento musicale principale tanto da essere dichiarato dalla CNN come solo ed unico suonatore di ghiaccio al mondo.
L’idea è sorta a Isungset nel 1999 dopo che la commissione del festival invernale di Lillehammer gli ha chiesto di suonare sotto una cascata ghiacciata. Scoperta questa passione per la musica creata dal ghiaccio, Isungset ha iniziato svariati progetti musicali che lo hanno portato ad organizzare il primo Ice Music Festival Norway nel 2006. Molti curiosi avventurieri sfidarono temperature sotto zero per provare un modo unico di entrare in contatto con la natura attraverso la musica. Da allora Isungset ha messo in scena centinaia di concerti di musica del ghiaccio compreso quello al banchetto del Nobel nel 2017 e ha inciso 8 album con la sua etichetta All Ice Records.
Come si suona il ghiaccio?
In quale modo Isunget riesce a produrre la musica dal ghiaccio? Ebbene, prima di tutto il ghiaccio viene raccolto in montagna, il musicista infatti spiega che non tutto il ghiaccio è uguale, mentre quello industriale non ha suono, quello prodotto in natura ha una gamma sorprendentemente dinamica di frequenze sonore, e se sfruttato correttamente, produce musica melodica ed eterea. Il ghiaccio poi viene scolpito sul luogo della registrazione o della performance fino a trasformarsi in strumento musicale. lo spessore del ghiaccio determina l’intonazione ed il tono, mentre microfoni specifici aiutano ad amplificare i volumi altrimenti troppo bassi.
Gli strumenti possono essere interamente scolpiti nel ghiaccio, come corni e percussioni, oppure possono essere degli ibridi come le arpe, ovvero composte da un corpo principale in ghiaccio a cui sono fissate delle corde metalliche.
C’è ghiaccio e ghiaccio
La musica prodotta dal ghiaccio è eterea, a volte assomiglia a dei cembali altre volte a tamburi metallici. Ed è proprio l’imprevedibilità dello strumento a rendere affascinante le sonorità che produce. “Non posso sapere come suonerà lo strumento” dichiara Isunget “è lui a decidere, io lo devo ascoltare” infatti sia nella realizzazione che nell’uso degli strumenti ricavati dal ghiaccio, c’è sempre un margine di controllo, un aspetto che rende ancora più intrigante questa forma d’arte. “Quando ho iniziato a suonare sul ghiaccio trasparente” racconta il musicista “ho scoperto che il suono puro era sorprendentemente caldo e delicato, rispetto a quello del ghiaccio che si frantuma sotto i piedi, che al contrario ha un suono molto secco”.
Terje sostiene che per lui è un grande onore poter far musica con la risorsa più importante del mondo: l’acqua. Il suo obiettivo è riuscire ad evidenziare gli effetti del cambiamento climatico attraverso le registrazioni con il ghiaccio dalle zone congelate di tutti i sette continenti.
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_ di Marianna Benetti