L’economia della condivisione si basa anche sulla creatività. Home restaurant e stoviglioteche si moltiplicano nel mondo
La sharing economy può essere la soluzione anche quando si parla di ristorazione e svago. Lo dimostrano gli home-restautant e le stoviglioteche: attività che consentono di risparmiare e rispettare l’ambiente allo stesso tempo senza rinunciare a nulla, anzi.
Gli home-restaurant (“ristoranti in casa”) sono esercizi di ristorazione portati avanti all’interno di una casa e che tendono a offrire piatti di qualità a prezzi modici. Le stoviglioteche sono attività di prestito gratuito di posate, bicchieri e piatti per ogni occasione. Due casi interessanti di economia della condivisione che vogliamo approfondire.
Home restaurant: la ristorazione che fa sentire… a casa
La cucina rappresenta una passione per tante persone. Aprire un proprio ristorante però comporta costi e adempimenti che non sempre si possono sostenere, così c’è chi decide di aprire un home-restaurant, un’attività di somministrazione di cibo e bevande all’interno della propria casa.
I “ristoranti in casa” sono nati negli Stati Uniti nel 2006 (si possono trovare sotto le denominazioni guerrilla restaurant, supper club o underground dinner) e successivamente si sono sviluppati a Cuba. Nel 2009 sono arrivati in Gran Bretagna e poi in tutta Europa.
Un ristorante in casa presenta i vantaggi della condivisione virtuosa sia per i proprietari che per i clienti: a chi prepara il cibo spetta un compenso (menu fisso o à la carte, proprio come al ristorante) e i clienti spesso scelgono questa soluzione per respirare un’atmosfera più leggera e sperimentare questa nuova proposta.
Riuso e condivisione: il circolo virtuoso di una stoviglioteca
La stoviglioteca può essere considerata l’ultima frontiera del riuso proprio perché le stoviglie si possono lavare e usare fino al loro esaurimento. Con la Direttiva Sup la plastica monouso è stata messa al bando e si punta su materiali durevoli. In questo senso, la stoviglioteca si rivela una soluzione che sposa a pieno la normativa. Al suo interno si possono trovare prodotti in acciaio, in bambù e in legno, da riconsegnare lavati.
Una buona alternativa ad esempio quando si decide di organizzare una festa ma non avrebbe senso acquistare nuove stoviglie, soprattutto se usa e getta.
I consigli per aprire un home restaurant o una stoviglioteca
Naturalmente le procedure normative per aprire un home-restaurant e una stoviglioteca non sono simili.
Gli home-restaurant richiedono costi minori e adempimenti burocratici più snelli rispetto all’apertura di un ristorante classico, ma occorre essere titolari di un attestato Haccp e comunicare al proprio comune l’apertura dell’attività. Se si superano i 5.000 euro annui in Italia occorre aprire la partita Iva. Quanto alla pubblicità, di solito i proprietari di attività ristorative in casa si affidano a social media e app per renersi visibili e mostrare la propria location e i propri piatti.
Diverso il discorso se intendiamo aprire una stoviglioteca perché rispetto a un home-restaurant, anche perché solitamente si tratta di un’attività svolta a livello di volontariato e quindi senza scopo di lucro. Una volta trovate le stoviglie e gli oggetti da mettere a disposizione, probabilmente la parte più impegnativa è quella di promozione e di sensibilizzazione. Oltre al passaparola, anche in questo caso il Web e i social media si rivelano sicuramente i canali più efficaci per stimolare l’attenzione verso questa novità.
Sharing economy e mobilità:
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_Matteo Melani