“The Green Power Gap” è il report della Rockefeller Foundation secondo cui i Paesi più poveri sono destinati a diventare i maggiori inquinatori del Pianeta
Lo studio è stato condotto su 72 nazioni. Si tratta di quelle più povere di energia, che dovrebbero produrne di pulita in quantità enormi per evitare di emettere i tre quarti dei gas serra globali al 2025. Un rischio che sembra abbastanza plausibile.
Lo studio della Rockefeller Foundation
In estrema sintesi, i Paesi più poveri del mondo – dei quali 44 sono africani – dovrebbero triplicare la produzione di energia da fonti rinnovabili al 2050 per evitare di indossare la maglia nera dell’inquinamento, diventando cioè i più grandi responsabili delle emissioni di gas serra del mondo. In cifre, stiamo parlando di 8.700 terawattora di produzione anua, impossibili da raggiungere senza un supporto.
Il punto della questione è dunque proprio questo: quando parliamo di crisi climatica sappiamo che una delle soluzioni per arginare i danni è quella di limitare le emissioni. Ma molti Paesi non ce la fanno e necessitano di un aiuto – economico in primis – per sviluppare le tecnologie utili a liberarsi dalla dipendenza dalle fonti fossili e costruire nuovi impianti. Significa, nel caso specifico dei Paesi inclusi nello studio, che occorrono 5.000 GW di capacità di produzione.
Paesi poveri e questione energetica
Non basta teorizzare le soluzioni possibili. Spesso i Paesi in questione a stento riescono ad avere accesso a forme basilari di energia elettrica. Miliardi di persone vivono (o sopravvivono) senza le possibilità che noi abbiamo a disposizione ogni giorno e senza le tecnologie per un’evoluzione rapida. Ma con loro condividiamo un elemento importantissimo: il Pianeta. La loro svolta quindi ci riguarda eccome, visto che la crisi climatica è uguale per tutti, sebbene proprio i Paesi meno ricchi tendano a pagare le conseguenze maggiori. Non va poi trascurato il caso di altri Paesi particolari – come l’India ad esempio – in cui invece si consuma molta energia con una domanda destinata a crescere nei prossimi anni.
Una nota positiva: nella maggior parte di questi Paesi splende forte il sole e le tecnologie per innescare la produzione di energia solare sono relativamente abbordabili.
La soluzione intrapresa
La strada è lunga ma la Banca Mondiale ha lanciato un programma, “Mission 300” dedicato a 300 milioni di individui in Africa, perché possano avere accesso all’energia elettrica. Occorrono sempre più investimenti per generare sviluppo, anche da privati.
Se i finanziamenti arriveranno, secondo i ricercatori che hanno curato lo studio, si apriranno 4 linee:
- Dove si produce energia da fonti fossili si passerà gradualmente alle rinnovabili (India)
- In zone urbane altamente popolate (Nigeria) il cambiamento guarderà a rinnovabili con sistemi di accumulo e reti centralizzate
- In Paesi in cui le reti vanno potenziate ma si può contare sul sole, lo sviluppo può passare da piccole reti autonome appoggiate a sistemi di accumulo (Burkina Faso)
- Dove le fonti di energia pulita sono diverse ma le reti poche, si può puntare sulla diversificazione nelle fonti di produzione, con più reti decentralizzate legate ad una fonte (Rep. Democratica del Congo).
E in Italia? In questo articolo
parliamo di rinnovabili e potenziale inesplorato
_Andrea Solari