A bordo della sua Calypso è stato il primo ecologista della storia. La sua campagna di sensibilizzazione sui cambiamenti climatici e l’inquinamento dei mari ci insegna ancora molto
Chi non ha sentito parlare almeno una volta delle leggendarie imprese di Jacques-Yves Cousteau? Grande esploratore e navigatore, primo ecologista della storia, conoscitore dell’oceano e dei suoi misteriosi abitanti. Si diceva affascinato dall’acqua poiché la Terra era una continua lotta contro la gravità. Ma acqua e terra hanno un rapporto imprescindibile e se ne accorse con il passare degli anni, durante le sue immersioni. L’attività umana stava deteriorando l’ambiente sottomarino, con la conseguente scomparsa di tante specie animali che Cousteau aveva potuto ammirare all’inizio della propria carriera. Da quel momento, l’esploratore capì che la sua missione non poteva essere solo mostrare al mondo le meraviglie dell’oceano. Era suo dovere proteggerlo e mettere in guardia popoli e uomini al potere sui rischi ambientali ed ecologici. Abbiamo guardato per voi il documentario prodotto da National Geographic e distribuito da Disney Plus e ci siamo resi conto che Jacques Cousteau può ancora insegnarci moltissimo sul nostro Pianeta. Abbiamo selezionato 5 temi chiave.
1. La fragilità della barriera corallina
Durante i suoi viaggi oceanografici a bordo della sua Calypso e grazie alle immersioni in profondità Cousteau si rese conto della fragilità degli habitat marini. In particolare, fu il primo ad accorgersi della preziosità della barriera corallina e dell’imminente minaccia alle specie marine presenti. Fu chiara sin da subito l’urgenza di comunicare ai leader mondiali ciò che aveva potuto osservare durante le sue esplorazioni insieme al suo equipaggio. Nel 1971 parlò a Washington del pericolo che correva il mare: la barriera corallina stava diventando una landa desolata, le ricche zone di pesca erano quasi esaurite e nel Golfo di Lione la fauna originale era stata distrutta. Fu uno dei primi ad osservare questi episodi e a mettere in guardia il mondo.
2. La necessità di proteggere l’Antartide
Nel 1975, Jacques Cousteau partì con i suoi uomini e il figlio Philippe per una spedizione, che li portò nel cosiddetto “continente di ghiaccio”. La pressione interna degli iceberg era elevatissima. Tutto intorno a loro era come un cristallo gigante pronto a sciogliersi. Per il grande esploratore furono subito ovvie due cose. Innanzitutto, industrializzazione e deforestazione avevano aumentato progressivamente il livello di anidride carbonica nell’atmosfera, causando un innalzamento delle temperature. In secondo luogo, che era necessario intervenire, poiché contaminando l’Antartide, le conseguenze si sarebbero estese all’intero Pianeta. Così, forzò un cambio di politica verso l’Antartide, che si tradusse, molti anni più tardi, nella firma del Protocollo di Madrid del 1991 da parte di 26 nazioni. Stabilirono di cessare ogni attività mineraria e di estrazione di risorse per i successivi 50 anni nel territorio antartico.
3. Il recupero di prodotti tossici nei mari
Jean Cousteau osservò con preoccupazione le azioni di industrie e grandi potenze mondiali, responsabili di scaricare in mare prodotti tossici e inquinanti. Decise di agire in prima persona, dando vita alla “Cousteau Society”, organizzazione no profit che seguiva le orme di Greenpeace, nata negli anni ’70. Quando 600 barili di piombo tetraetile, che erano a bordo di una nave cargo jugoslava affondata nel Sud Italia, si riversarono nel Mediterraneo, ad intervenire furono proprio Cousteau e i suoi sub. Recuperarono il 97% dei barili, contenenti veleno mortale per la fauna marina.
4. Il contributo di tutti per la salvaguardia del Pianeta
Il Summit della Terra fu un evento di portata mondiale, che si tenne a Rio de Janeiro nel 1992. I rappresentanti di 170 nazioni intervennero, con il compito di trovare soluzioni e strategie per rendere più vivibile la Terra. Tra i tanti capi di Stato e uomini e donne di potere la figura più attesa era proprio quella di Jacques Yves Cousteau. Amato e rispettato da tutti, era il punto di riferimento di chi aveva iniziato a seguire da vicino i cambiamenti climatici e ambientali. In quell’occasione, il Capitano parlò dell’esaurimento imminente delle risorse rinnovabili, e della riduzione allarmante della biodiversità. Denunciò la domanda irragionevole di energia da parte degli Stati, lo scioglimento di ghiacciai e calotte polari e l’innalzamento del livello del mare. Tutti aspetti che nessuno aveva mai approfondito e avuto a cuore quanto lui, che ebbe il merito di portarli alla luce e rendere il mondo più consapevole.
5. La diffusione della verità
Tra i tanti meriti di Jacques Cousteau, non possiamo dimenticare il grande sforzo di sensibilizzare quante più persone possibili su ciò che stava avvenendo nei mari e nelle zone più sensibili del Pianeta. L’attività principale della Cousteau Society fu quella di dire la verità alle persone. Per il Capitano Cousteau erano importanti i comuni cittadini, e li coinvolse attivamente, tanto da creare intorno a sé stima e partecipazione attiva. Girò numerosi film, non semplici documentari, per rendere partecipi tutti coloro che non avevano mai avuto modo di immergersi, né di conoscere il mondo sottomarino. Le immagini catturate divennero sempre più cupe, simbolo di un mondo che stava cambiando, tanto da rappresentare una vera e propria denuncia. A distanza di quasi 25 anni dalla morte di Cousteau, possiamo affermare con certezza che egli sia stato il precursore di una campagna di sensibilizzazione senza precedenti. Ora, tocca a noi raccogliere la sua eredità.
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_Martina Marotta