Una soluzione adottata in tutto il mondo per consentire il transito sicuro degli animali in zone altamente urbanizzate
L’urbanizzazione senza controllo ha portato alla frammentazione degli habitat naturali, con gravissime perdite di biodiversità. Per rimediare ai danni in varie zone del Pianeta sono stati costruiti nel tempo i cosiddetti corridoi ecologici, cioè collegamenti che consentono agli animali di spostarsi da un luogo all’altro per nutrirsi o per riprodursi.
La funzione dei corridoi ecologici
La perdita di biodiversità rappresenta una minaccia anche per il nostro sistema alimentare. Secondo l’ultimo rapporto sulla biodiversità della Fao, ad oggi delle circa 6.000 specie di piante coltivate per il cibo, meno di 200 contribuiscono in modo sostanziale alla produzione alimentare e solo nove rappresentano il 66% della produzione totale. Male anche sul fronte degli animali, dato che delle 7.745 razze di bestiame locali (a livello di paese) segnalate, il 26% è a rischio d‘estinzione.
I corridoi ecologici sono una delle soluzioni che può aiutare a limitare i danni. Si tratta di vere e proprie infrastrutture naturali a tutela della biodiversità che collegano un’area centrale (un parco o una riserva) a una zona anche diversa da quella di origine. Sono spesso visibili nei pressi di strade urbane, autostrade o ferrovie. Il “padre” dei corridoi ecologici è Tony Clevenger, naturalista canadese, che all’inizio degli anni Ottanta con il suo team ha realizzato un ponte per unire le aree del Parco della città di Banff e che consente a cervi, orsi e alci di percorrere di i sentieri per riprodursi o ripararsi dal freddo. L’esperimento si è dimostrato molto valido e anche altre città hanno deciso di adottare la stessa pratica.
I corridoi ecologici per la salvaguardia degli animali
Per la conservazione della biodiversità le riserve naturali non bastano perché alcuni animali sono abituati a migrare in precisi periodi dell’anno. Per favorirne lo spostamento i corridoi ecologici vengono costruiti con elementi naturali come piante e fiori che, oltre a ridurre le emissioni di Co2 emesse dai veicoli in transito, richiamano l’habitat naturale degli animali così da muoversi in piena sicurezza. Un esempio è il Terai Acr Landscape (Tal), corridoio realizzato nel 2001 che collega il Nepal all’India per permettere alle tigri, ai rinoceronti e ai leopardi di percorrere chilometri per cibarsi, trovare mezzi di sussistenza e salvarsi dal bracconaggio. Dalla sua costruzione sia il Nepal che l’India hanno quasi raddoppiato il numero delle tigri. Ma esistono corridoi ecologici anche per il transito delle specie marine. A Christmas Island, in Australia, si trova un corridoio ecologico per il passaggio dei granchi rossi che in autunno migrano verso l’Oceano per riprodursi e deporre le uova.
Corridoi ecologici in Italia
Anche da noi esistono aree collegate tra loro attraverso i corridoi ecologici. Un esempio è collegamento tra il Parco Campo dei Fiori (Varese) al il Parco del Ticino (Novara). Ciò che salta all’occhio è il contrasto tra la natura e ciò che è stato costruito dalla mano dell’uomo, proprio perché alcune zone del corridoio ecologico si affacciano sulle strade dove ogni giorno passano auto e camion. Si tratta di un collegamento che passa dal bacino Olona circondato da alberi boschivi dove merli d’acqua, picchi, martin pescatori e ancora pettirossi possono attraversare. Fa parte della Cintura verde europea, una striscia di corridoi ecologici che va dalla Finlandia alla Grecia. Sempre in Lombardia, nella città di Mantova si trova un corridoio ecologico che collega il Parco Bosco Fontana ai laghi dove passano diverse varietà di animali che vanno dai fagiani fino agli uccelli come cinciallegre e usignoli. Il corridoio si affaccia sul fiume Mincio e il suo clima umido favorisce il benessere degli animali.
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_Matteo Melani