Rispetto all’eolico su terra, quello sugli specchi d’acqua raccoglie una maggiore quantità di vento. Diversi paesi già sfruttano questa tecnologia e anche in Italia esistono progetti per impianti in Puglia ed Emilia Romagna.
Se fino ad oggi ci siamo abituati a vedere le turbine eoliche in mezzo alle montagne o a lunghe distese verdi, nel giro di pochi anni potremmo vederle a largo delle nostre coste. Diversi paesi e multinazionali stanno progettando parchi eolici lontano dalla terraferma, dove le raffiche di vento sono più forti e quindi è possibile raccogliere più energia. Un esempio è l’impianto di Walney, costruito nel 2018 a largo delle coste britanniche, che fornisce elettricità in diverse parti del paese.
Ma le ricerche sull’energia offshore sono iniziate alla fine degli anni Ottanta, quando la società danese Elkfrat posizionò 11 turbine al largo della costa della città di Vindeby per sperimentare quello che per l’epoca era un sistema innovativo di accumulo di energia. Il test andò a buon fine e nel 1991 nacque il primo parco eolico offshore al mondo. Da quell’anno molti paesi presero spunto dalla Danimarca, incentivando la costruzione di impianti a largo delle coste. Ad oggi l’Europa è il continente che conta più parchi offshore e, di conseguenza, il primo per energia generata. Visti i benefici legati all’eolico su acqua, anche i paesi più ricchi del mondo come Stati Uniti e Cina stanno investendo in questa direzione.
Addirittura anche diverse multinazionali si stanno allargando al settore dell’eolico offshore, come Siemens che tre anni fa insieme all’impresa spagnola Gamesa ha dato vita a un’unica società di tecnologie applicate nelle energie rinnovabili. Insomma un settore che garantirà energia pulita, risparmio in bolletta e nuovi posti di lavoro.
I vantaggi dei parchi offshore
Ciò che rende i parchi eolici offshore più convenienti rispetto a quelli su terra è la collocazione. Poggiando su corsi d’acqua come mari o fiumi, non hanno alcun impatto sull’estetica del paesaggio e non implicano lo svolgimento di tutte quelle attività a contatto col terreno come l’agricoltura. Quanto alla fauna, se le turbine eoliche installate nei parchi possono rappresentare un pericolo per gli uccelli, quelle sul mare invece potrebbero avere un impatto positivo sulla vita marina. Uno studio della Marine Institute Plymouth University ha dimostrato che gli impianti a energia rinnovabile sul mare contribuiscono all’aumento della flora e della fauna del mare.
Quanto alle spese di costruzione, l’offshore richiede un numero inferiore di turbine per produrre la stessa quantità di energia elettrica che viene raccolta nei parchi sulla terraferma. Ma è soprattutto nelle prestazioni che gli impianti offshore garantiscono affidabilità. Infatti, essendo su degli specchi d’acqua raccolgono il vento nella sua interezza senza limitazioni territoriali.
L’eolico offshore in Europa
Energia pulita e fornitura efficace. Gli impianti offshore garantiscono il pieno fabbisogno energetico sia di città grandi che piccoli villaggi. La Gran Bretagna conta 10 impianti lungo le sue coste, tra cui quello di Walney, parco eolico più grande al mondo per energia prodotta, situato sul Mar d’Irlanda. Basta una sola rotazione di una pala da una turbina nel nuovo parco eolico per fornire energia sufficiente per coprire le esigenze di un’intera famiglia per più di un giorno. Anche sull’estuario del Tamigi esiste un impianto, il London Arrey, che fornisce elettricità alla capitale e alle città limitrofe.
In Europa, oltre alla Gran Bretagna anche la Germania negli anni ha investito nell’offshore favorendo la partecipazione dei privati nella realizzazione dei parchi. Seppur di dimensione più piccole (80 turbine), anche il parco Amrumbank West è in grado di fornire energia pulita a costi bassi.
Anche i Paesi Bassi, che in Europa si sono distinti per l’attenzione alle fonti pulite, dispongono di un impianto. Si tratta del Gemini Wind Farm situato nel mare della provincia di Roninga.
L’offshore nell’Italia che verrà
Se in diversi esistono impianti offshore, anche in Italia potrebbero sorgerne fra qualche anno. I mari che li ospiteranno potrebbero essere il Mediterraneo e l’Adriatico, rispettivamente a Taranto e a Rimini
A Taranto sono iniziati i lavori per la realizzazione di Beleolico, l’impianto con una potenza nominale totale di 30 MW, che prevede dieci turbine con una potenza nominale di 3 MW ciascuna. Il progetto ottenuto dalla banca d’affari francese Natixis un finanziamento di 82 milioni di euro.
Se in Puglia sono partiti i lavori, in Romagna è ancora tutto fermo. Il progetto, presentato dalla società Energia Wind 2020 Srl, dopo l’approvazione da parte della Provincia, necessita dell’autorizzazione da parte del Ministero dell’ambiente e del Ministero dello Sviluppo economico. Qualora venisse approvato, l’impianto comprenderebbe 59 pale eoliche da 5 megawatt disposte su piloni alti 125 metri. Le turbine, secondo il progetto, dovrebbero essere disposte ad arco su tre file e collegare Rimini a Cattolica.
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_ di Matteo Melani