Pezzi vintage e scarti sono il punto di partenza delle collezioni di Blue of a Kind, il brand milanese che ha fatto del denim sostenibile il suo DNA
Perché non dare ai materiali di scarto una seconda opportunità? A rispondere a questa domanda ci ha pensato Fabrizio Consoli, Ceo & Founder di Blue of a Kind, il brand milanese di “denim sostenibile, for real”. Un fashion studio che fa moda attraverso l’upcycling, un riutilizzo creativo di scarti o sottoprodotti destinati alla discarica che diventano abiti di qualità e di valore artistico, oltre che ambientale.
Senza particolari innovazioni e lavorazioni ma partendo dalla semplicità, Blue of a kind ricorre a tessuti preesistenti e abiti vintage perché, a detta del brand, il mondo non ha bisogno di una nuova casa di moda ma, forse, solo di nuove idee.
Il progetto, con l’obiettivo di dare una scossa ai continui sprechi del fashion, vuole imporre un nuovo standard nel settore del ventunesimo secolo con prodotti di valore inestimabile e produzione sostenibile. Un vero e proprio melting pot tra street fashion e vintage che rivela un nuovo approccio al lusso, più disinvolto. Il denim in tutte le sue forme: dal pantalone alla giacca, dal cappotto oversize alla camicia, ma anche genderless e al 100% upcycled.
Blue of a kind: la rivoluzione dell’esistente
Senza girarci troppo intorno: l’unico modo in cui la moda può effettivamente avere un basso impatto ambientale è lavorare su un prodotto esistente, ricucendone l’essenza e modellandolo con la visione del designer. Blue of a kind ha messo in piedi un approccio al design inconsueto con una rete di fornitori tra Francia e Italia da cui scovare le migliori chicche di abbigliamento vintage e stock, i futuri protagonisti delle collezioni.
La ricetta vincente di Blue of a kind si basa sull’incontro tra la tradizione sartoriale italiana e il design contemporaneo d’avanguardia, un “ossimoro dalle fattezze di denim”. Le tecniche tradizionali prese in prestito dai sarti si affiancano alla ricerca di dettagli innovativi come il tessuto a contrasto della cintura in vita o le tasche foderate in raso.
Anche la sostenibilità ha un ruolo predominante per il brand. I pezzi vintage arrivano negli stabilimenti a pochi chilometri da Milano e qui vengono scuciti, smontati e, in fase di creazione, cuciti a mano e riassemblati da artigiani locali per riportare la produzione a casa, dove competenze e qualità di certo non mancano. Blue of a Kind ha inaugurato infatti il concetto di (Re)Made in Italy.
Ogni tessuto ha una storia
Il futuro di ogni capo possiede già una storia passata, tanti piccoli elementi che lo rendono unico. E questa unicità viene preservata: ogni modello Blue of a kind, con una propria tonalità e colore, viene numerato e firmato dalla sarta che lo ha confezionato. Tutti pezzi diversi, preziosi e perfetti nella loro imperfezione: il marchio predilige una visione di bellezza non ordinaria, basata sul difetto come simbolo di singolarità. L’ispirazione nasce dal concetto giapponese di wabi-sabi, l’accettazione della caducità e dell’imperfezione, che il denim Blue of a kind incarna perfettamente: più vengono indossati e sbiaditi, maggiore è la loro bellezza.
Per un denim più verde
La moda – è risaputo – è uno dei settori più inquinanti, complice l’avvento del fast fashion che ha impennato la percentuale di vendita e di obsolescenza dei vestiti. Oggi il consumatore medio acquista il 60% di abbigliamento in più all’anno e lo sfrutta la metà del tempo rispetto a 15 anni fa. La conseguenza diretta di questo comportamento è l’accumulo di rifiuti tessili, l’inquinamento di fiumi e oceani da sostanze chimiche per la tintura dei tessuti e lo spreco di acqua impiegata per il processo di produzione. Il problema però è anche sociale: la produzione di fast fashion è totalmente delocalizzata all’estero, nei paesi in via di sviluppo, dove leggi e costo del lavoro sono più convenienti.
In questo contesto, Blue of a kind vuole fare moda in modo diverso, ispirando e contribuendo a promuovere acquisti consapevoli per un abbigliamento di lunga durata e a basso impatto. L’approccio sostenibile si riflette in ogni ambito, dagli imballaggi e i biglietti da visita, tutti in materiali riciclabili, fino agli impianti di produzione – conformi alle normative europee al 100% – ai salari e alle condizioni di lavoro eque.
Se vi fosse venuta voglia di fare un acquisto a lungo termine e 100% sostenibile, ogni prodotto Blue of a Kind è accompagnato da una descrizione dettagliata sulla composizione, il processo sartoriale a cui è stato sottoposto e informazioni su quantità di acqua, processo di colorazione e tessuti di partenza, il tutto in totale trasparenza.
Il futuro è già davanti ai nostri occhi.
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_ di Alice Nicole Ginosa