Vecchi stabilimenti che sono stati oggetto di riqualificazione e ospitano oggi arte e cultura
Negli scorsi decenni molte grandi fabbriche hanno chiuso i battenti, anche complice il progresso tecnologico, e hanno lasciato spazio a piccole e medie imprese o a una nuova concezione del lavoro, nel bene e nel male. Per evitare che intere aree vengano lasciate in preda all’incuria in alcuni casi i vecchi stabilimenti sono stati oggetto di riqualificazione e sono oggi luoghi di interesse sociale e culturale.
Da Nord a Sud in Italia esistono esempi positivi di riqualificazione urbana, con edifici che oggi sono aperti a chi vuole studiare o lavorare in smart-working.
Da fabbriche a poli culturali: la nuova vita delle vecchie fabbriche del nord
Nel Novecento il Nord Italia ha rappresentato il luogo ideale in cui trovare condizioni economiche migliori grazie alla presenza di moltissime fabbriche storiche. Oggi molto di questi siti produttivi hanno chiuso e sono diventati attrazioni dedicate ad arte e spettacolo.
Un primo esempio è lo spazio Hangar Bicocca di Milano, un tempo stabilimento ferroviario della Breda e oggi spazio espositivo di arte moderna e contemporanea. All’interno dei locali si possono vedere quadri, installazioni e sculture di artisti provenienti da ogni parte del mondo. I lavori di riqualificazione sono iniziati nel 2004 (dopo l’acquisto da parte di Pirelli) e hanno interessato l’intero stabilimento. Marina Abramovic’, Alfredo Jaar, Philippe Parreno: all’Hangar Bicocca di Milano hanno esposto i più grandi artisti viventi con rassegne di rilevanza internazionale.
Dalla Fiat al Lingotto di Torino, inaugurato nel 1923, sono uscite auto come la Torpedo, la Topolino e la Balilla. Una fabbrica all’avanguardia per l’epoca (la prima in Italia realizzata in cemento armato) che ha dato lavoro a centinaia di operai, ma che nel 1982 la casa automobilistica torinese ha deciso di chiudere per puntare su altri stabilimenti. Così, nel 1983 la Fiat ha bandito un concorso internazionale per selezionare il progetto per la riqualificazione dell’intero edificio, vinto dall’architetto Renzo Piano. Della vecchia fabbrica sono rimaste solo le vetrate esterne, mentre all’interno si trovano l’Auditorium, il Centro esposizioni (che ogni anno ospita il Salone del Gusto e il Salone del libro), un hotel e dal 2002 sono state inaugurate la Pinacoteca, un corso di laurea in Ingegneria dell’autoveicolo e un corso di laurea in Odontoiatria. Andando alla bolla (una sala riunioni che si trova sulla vecchia pista di collaudo), si può ammirare il panorama della città di Torino. E non è finita! Del futuro del Lingotto abbiamo parlato anche in un altro articolo.
Anche la riqualificazione della fabbrica di Max Mara a Reggio Emilia ha rispettato lo stile del vecchio edificio, essenziale nella struttura e versatile al suo interno. Costruita nel 1951, nel 2003 è stata riconvertita all’architetto inglese Andrew Hapgood a spazio espositivo dove si possono vedere opere d’arte contemporanee e assistere a mostre e spettacoli.
Terni: la riqualificazione si fa… CAOS
La Siri di Terni è stata pioniera della produzione di ammoniaca, ma che nei primi anni Ottanta il fallimento ha costretto alla chiusura. Dopo l’acquisto da parte del Comune tra il 1997 e il 2002 sono iniziati i lavori di riqualificazione e oggi i locali ospitano due musei: il Museo archeologico, inaugurato nel 2004 e intitolato a Claudia Giontella, e il Museo d’arte moderna e contemporanea “Aurelio De Felice”, inaugurato nel 2009. In questo processo trasformativo, alla destinazione museale va aggiunta la riconversione dell’ex SIRI a centro di produzione creativa contemporanea: nasce CAOS – Centro Arti Opificio Siri.
Oggi il CAOS rappresenta un’infrastruttura di spazi polifunzionali ospitanti due musei, un’area espositiva temporanea, un teatro, sale per conferenze e laboratori e una biblioteca. Grazie alla sua storia da polo chimico a centro culturale, il CAOS resta un esempio eccellente di rigenerazione urbana in aperto dialogo con la comunità.
Da fabbrica a centro espositivo: la nuova vita delle Ciminiere
Anche la conversione delle Ciminiere di Catania ha rappresentato un’occasione di rilancio per un’intera città. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento il complesso industriale era un vero e proprio polo innovativo per l’industria europea, ma dopo la dimissione delle fabbriche avvenuta negli anni Settanta i locali sono rimasti a lungo abbandonati. La successiva riqualificazione ha convertito gli edifici in un’area fieristica, un’area congressuale e uno spazio espositivo per chi intende organizzare mostre.
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_Matteo Milani