Mentre in Ucraina si tenta di salvare dalle bombe statue e opere d’arte, in tutto il mondo l’arte urla la sua protesta e il suo desiderio di pace
Da sempre l’arte aiuta il mondo a riflettere e si fa portavoce di messaggi e di impegno sociale, diventando una traccia in grado di attraversare i decenni. Un panorama, un quadro, una fotografia o un murale anche oggi, mentre la guerra in Ucraina rende il mondo un luogo meno ospitale, tantissimi artisti esprimono il loro desiderio di pace e la loro protesta. Dalle macerie dell’Ucraina ai muri di tutto il mondo, gli artisti prendono posizione. Intanto, a Leopoli si impacchettano le statue per salvarle dalle bombe e da Kiev la Pace di Antonio Canova attende di calpestare il suo serpente.
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Da Guernica all’Ucraina
Nel 1937 gli aerei tedeschi – che sostengono le truppe del generale Franco – bombardano Guernica, una cittadina spagnola che diventerà celebre come primo centro a subire un bombardamento aereo. Il suo nome sarà anche quello di una delle tele più famose del mondo, la Guernica di Pablo Picasso.
Picasso realizzò quel quadro in soli due mesi e il risultato fu esposto all’Esposizione Universale di Parigi del 1937. Anche grazie a quell’opera il mondo conobbe il triste destino di Guernica e la guerra civile spagnola. Da parte sua, Picasso ordinò che il dipinto non fosse esposto in Spagna se non eventualmente dopo la fine del franchismo.
Stiamo parlando di un’opera in bianco e nero, dipinta su 27 metri quadrati di tela, diventata simbolo di violenza e distruzione. Nel quadro di Picasso c’è comunque spazio per la speranza, simboleggiata da una lampadina, di certo non l’elemento maggiormente visibile della tela ma comunque presente.
L’attacco all’Ucraina e la risposta dei writer
Il 24 febbraio il mondo si sveglia con la notizia dell’attacco all’Ucraina da parte del presidente russo Vladimir Putin. Nel giro di poche ore ci ritroviamo ad essere spettatori di una guerra “moderna”, in cui grazie ai social possiamo ascoltare e guardare i racconti delle fughe nei bunker, l’esodo dei profughi, la partenza di anziani e bambini verso Paesi lontani, mentre gli uomini impugnano le armi.
Anche gli artisti, con il linguaggio che li contraddistingue, si sono mobilitati. Moltissimi cantanti e band internazionali hanno cancellato tutte le date dei concerti previsti non solo in Ucraina ma anche in Russia.
A Kiev uno spazio creativo che riuniva musicisti, attori e attivisti per l’ambiente si è riconvertito in fabbrica per produrre giubbotti antiproiettile e barricate anticarro.
E poi i writer. In ogni parte del mondo sono comparsi graffiti che parlano di Ucraina, invocano la pace, additano Putin come nemico. I muri e persino le macerie ucraine hanno iniziato a trasudare messaggi.
Su un muro di Parigi una bambina calpesta alcuni carri armati: è la prospettiva dell’artista Seth. Sempre a Parigi, un volto urla “Fight for your rights”. È diventato virale l’occhio dipinto a Cardiff che sembra catturare lo sguardo di tutti per poi volgerlo verso l’Ucraina.
A Berlino è comparsa una donna ucraina in abiti tradizionali grazie alle mani di uno street artist colombiano, Vilu, mentre a Milano è spuntato il ritratto di Anna Frank vestita di giallo e blu mentre brucia la Z, simbolo dell’esercito russo. A realizzarlo, l’artista aleXsandro Palombo.
E poi c’è Putin. A Valencia viene ritratto con le corna di un diavolo tra i colori dell’Ucraina. A Roma Harry Greb l’ha dipinto intento a disegnare alcuni missili sul simbolo della pace. Sui muri della Polonia ha assunto invece le sembianze di Lord Voldemort, il cattivo di Harry Potter. Sui muri di tutto il mondo, compresi quelli dell’Ucraina, spesso lo si paragona a Hitler.
Ma c’è anche tanta speranza sui muri. A Francoforte l’artista Justus Becker ha dipinto una gigantesca colomba della pace delle dimensioni di 13 metri per 13. E a Roma in occasione dell’8 marzo Laika ha dipinto l’abbraccio di due donne, una russa e una ucraina.
Salvare l’arte dalle bombe
Già dai primi giorni dopo l’attacco nel centro di Leopoli i cittadini si sono affrettati a impacchettare le statue con materiali protettivi e teli ignifughi. La statua del Cristo presente nella cattedrale armena è stata trasportata in un luogo sicuro. Si tratta del simbolo della misericordia divina. L’ultima volta che aveva varcato la soglia della cattedrale era durante la Seconda Guerra Mondiale.
In Italia sono state avviate alcune iniziative a sostegno dell’arte e degli artisti ucraini. Dal nostro ministero della Cultura arriveranno 2 milioni di euro destinati a 20 fondazioni culturali che si occuperanno della realizzazione di residenze artistiche per artisti ucraini. L’Italia inoltre offrirà un sostegno economico per la ricostruzione del Teatro di Mariupol devastato da un attacco. La ricostruzione inizierà non appena possibile.
A Kiev c’è poi un pezzettino dell’Italia dell’arte che tanto viene apprezzata in tutto il mondo. Lì infatti è conservata la Pace di Antonio Canova, che lo stesso scultore aveva donato a inizio Ottocento al conte russo Nikolaj Petrovich Rumjancev per celebrare i trattati di pace che avevano posto fine ai dissapori che la Russia aveva con Svezia e Turchia, circostanza in cui il conte pare si fosse molto adoperato. La statua raffigura la Pace mentre schiaccia la testa di un serpente, simbolo dell’inganno, del male che viene sopraffatto. Per il momento è stata spostata in un luogo sicuro.
_di Anna Tita Gallo