La situazione in Italia
In Italia, recarsi al cinema riesce ancora a mantenere la sua attrattività, nonostante stia crescendo esponenzialmente l’uso delle piattaforme online come Netflix e Amazon Prime Video che contano rispettivamente 158 e 100 milioni abbonati (dati del 2019).
L’industria cinematografica esercita un forte impatto sulla nostra economia, dei dati interessanti ce li offre l’industry Book di Unicredit, una ricerca sul settore cinematografico italiano compiuta da uno dei più importanti gruppi di credito italiani ed europei.
Secondo lo studio, l’industria del cinema in Italia, ha registrato nel 2017, un fatturato di 4 miliardi, di cui le percentuali più alte sono il 54% nella produzione e il 24% nella distribuzione.
Per capire questi numeri possiamo confrontarli con altri fatturati dei settori più grandi della nostra economia quali l’agroalimentare, che ha registrato 136,9 miliardi o quello della moda con 62,9 miliardi di euro nel 2017.
L’impatto economico è quello di cui più spesso sentiamo parlare ma non bisogna dimenticarsi che, come ogni industria, anche quella del cinema produce delle emissioni, dunque è fondamentale parlare della sua capacità di essere efficiente, a livello ambientale ed energetico.
I primi traguardi
In Italia tutto nasce dal ruolo di Enea (Agenzia Nazionale per le nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile) e dal Ministero dello Sviluppo Economico che insieme, a partire dal 2008, hanno avviato una campagna nazionale chiamata ‘’Italia in classe A’’.
Essa fornisce strumenti pratici, soluzioni e supporto per raggiungere molteplici obiettivi tra cui anche l’efficienza energetica.
Questo progetto si rivolge a tutti, dalla Pubblica Amministrazione alle grandi imprese e PMI, dalle banche alle famiglie, fino ad arrivare al settore cinematografico.
Nel 2016, infatti, un settore di specializzazione di ENEA (denominato Dipartimento Unità Efficienza Energetica) insieme a Green Cross Italia pubblica il primo rapporto sull’efficienza ambientale del cinema in Italia, che introduce il progetto ‘’Cinema in classe A’’, la campagna nata dalla più ampia campagna nazionale citata sopra e presentata per la prima volta proprio al 73esimo Festival di Venezia.
Questo documento si occupa di sensibilizzare gli operatori del settore, i giornalisti e tutti coloro che si occupano o si interessano di cinema.
Esso riporta dei dati significativi sulla quantità di tonnellate di anidride carbonica che l’industria cinematografica produce ogni anno.
Il nostro paese produce in un anno circa 5.600 tonnellate di CO2 che se sommate a quelle di tutto il mondo, l’intero settore si può ritenere responsabile del 2% delle emissioni globali.
L’obiettivo del progetto, come si legge direttamente sul rapporto, è quello di sviluppare degli esempi virtuosi di produzioni sostenibili per cercare di ridurre i consumi energetici e di materie prime, di riciclare e riutilizzare i propri scarti, mitigare con ogni mezzo il proprio passaggio negli ecosistemi locali e globali’’.
Secondo la ricerca se l’industria del cinema tutta, adottasse uno dei protocolli esistenti, si otterrebbe una riduzione delle emissioni di circa 1.120 tonnellate di CO2.
Per capire meglio il valore riportato, esso corrisponde all’abbattimento delle emissioni di un anno di consumi di gas di 1.200 famiglie o dell’illuminazione pubblica annuale di un comune di oltre 10.000 abitanti ( dati presi dal rapporto stesso). Inoltre si deve anche sapere che, secondo una ricerca di Stanford, una tonnellata di CO2 costa, in termini di impatto economico, 220 dollari.
I protocolli, o meglio, le disposizioni ad oggi esistenti in Italia sono 3: EcoMuvi, Edison Green Movie e Green Ciak, rispettivamente realizzati da Tempesta film ed Icei, Edison e Cremonesi Consulenze.
Queste direttive, per risultare ancora più efficienti, dovrebbero essere accorpate in un unico documento di linee guida varate dai Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali, dai quali sono infatti giunte delle risposte positive. Ci sono dunque le basi per una strada verso un cinema sempre più sostenibile.
I primi riconoscimenti
In Italia gli esempi di casi virtuosi sono già molti: il primo film in assoluto realizzato seguendo un protocollo di sostenibilità risale al 2010 ed è stato ‘’Sul Mare’’ di Alessandro D’Alatri, realizzato in collaborazione con l’azienda Edison, la casa cinematografica Tempesta e AzzeroCO2, società di consulenza nata per volontà di Legambiente e Kyoto Club (due associazioni ambientaliste italiane).
Il primo che ha seguito il protocollo di Green Ciak è invece ‘’Un angelo all’inferno’’ di Bruno Gaburro del 2013 mentre per EcoMuvi è stato il film ‘’Le meraviglie’’ di Alice Rohrwacher del 2014.
Anche il ‘’Capitale Umano’’ di Paolo Virzì nel 2014 è stato uno dei film sostenibili del nostro cinema.
L’elenco è molto lungo e ci sono buone probabilità che cresca sempre di più.
Tornando al progetto di ENEA e Green Cross Italia, esso ha ricevuto la massima visibilità nel 2012, durante il Festival di Venezia. È stato infatti creato, in sinergia con la Città di Venezia, il Green Drop Award, un premio collaterale della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia che premia quei film che “meglio abbiano interpretato i valori dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla conservazione del Pianeta e dei suoi ecosistemi per le generazioni future, agli stili di vita e alla cooperazione fra i popoli”.
In Italia possiamo affermare che l’industria cinematografica sta sicuramente lavorando verso una trasformazione green ma, nonostante i grandi passi in avanti fatti fino ad ora, rimane ancora lontana da un’immediata transizione.
Per dare slancio a questa conversione sostenibile sono necessari parallelamente anche dei meccanismi di incentivazione, come forme privilegiate di finanziamento per chi adotta i protocolli green o ‘’attraverso contribuzioni dirette, defiscalizzazione o altri strumenti che i rappresentanti del settore potranno negoziare con i decisori politici nazionali e locali’’, come riporta il protocollo.
Fortunatamente siamo in un periodo storico in cui le tematiche ambientali sono sempre più dibattute e incontrano la sensibilità di un grande numero di persone, anche questo potrebbe favorire la transizione ecologica del cinema italiano.
_ di Roberta Rietto