Si trova sull’isola di Madeira e ospita persone di tutte le nazionalità che lavorano da remoto
Uno dei risvolti positivi del lavoro a distanza è che alcune realtà quasi abbandonate si sono ripopolate. Essendo libere dagli orari di lavoro tradizionali e non essendo costrette a lavorare in una sede aziendale predefinita, molte persone negli ultimi anni si sono trasferite in città che offrono opportunità differenti. In Portogallo è nato un vero e proprio villaggio riservato ai nomadi digitali, cioè a tutti quei lavoratori autonomi che lavorano utilizzando internet da remoto. Il borgo è nato nella città di Ponta do Sol, che si trova sull’isola di Madeira. Grazie allo sviluppo delle infrastrutture e degli alloggi, negli ultimi mesi il villaggio ha accolto persone da tutto il mondo e ospita oggi abitanti provenienti da 108 Paesi diversi. L’idea porta il nome di Gonçalo Hall, amministratore delegato della start-up informatica Nomad X.
Tutto è nato dalla pandemia…
Per il suo mare e le sue bellezze naturali Punta do Sol ogni anno attrae turisti da tutto il mondo. Gonçalo Hall, che per le vacanze estive è stato spesso a Madeira, si accorge che Punta do Sol riserva delle grandi potenzialità per i lavoratori digitali: ha valide infrastrutture informatiche, gli abitanti sono aperti a chi viene dall’estero e ha una burocrazia efficiente.
Nel frattempo scoppia la pandemia e alcune attività sono costrette a chiudere. Gli unici lavoratori che riescono a continuare a svolgere il proprio mestiere sono quelli che lavorano in smart-working. Hall, che già aveva valutato le potenzialità del luogo, progetta proprio a Punta do Sol un villaggio destinato ai nomadi digitali e propone l’idea al consiglio cittadino. Così, nel febbraio del 2021 sono arrivati i primi ospiti e con l’allentamento delle restrizioni ne sono arrivati sempre di più. A spingere molti stranieri a trasferirsi sono state opportunità come l’accesso gratuito agli spazi di coworking e la possibilità di fare attività fisica all’aria aperta. Punta Do Sol, infatti, è circondata da montagne e presenta scorci stupendi, basti pensare che camminando per i sentieri si può arrivare a una cascata.
Lo sviluppo del villaggio
Per le caratteristiche morfologiche e i vantaggi lavorativi per gli smart workers il villaggio ha aperto le porte ormai a 4670 nomadi digitali, che con la loro presenza hanno contribuito alla rinascita dell’intera isola. A causa della pandemia, il turismo spagnolo aveva infatti registrato un calo vertiginoso delle prenotazioni e tante strutture stavano pensando di chiudere i battenti. I nuovi arrivati hanno portato alla nascita di attività come escursioni, palestre e canili.
Ma chi sono i nomadi digitali che vivono al villaggio? Sono persone di tutte le età, con un ottimo grado di istruzione che hanno viaggiato molto. Imprenditori, liberi professionisti ma anche lavoratori dipendenti di qualsiasi settore, dal marketing allo sport.
Il nomadismo digitale tra presente e futuro
Il caso del villaggio di Ponta do Sol dimostra che il lavoro a distanza resta un settore che aiuta ad attirare presenze dall’estero. Già prima delle chiusure imposte dal Covid varie location in tutto il mondo avevano lanciato iniziative a favore di chi lavora a distanza. La Repubblica Dominicana e le isole Cayman avevano offerto sgravi fiscali alle strutture turistiche per ospitare persone che lavorano nel mondo digitale. Nonostante le buone intenzioni, le offerte hanno attirato spesso solo lavoratori con un tenore di vita alquanto alto, mentre il villaggio di Punta do Sol ha registrato grandi numeri perché presenta costi limitati e anche chi ha entrate di livello medio può rimanere per lunghi periodi.
Secondo voi questo villaggio per nomadi digitali può essere un vero e proprio modello di città del futuro?
Sostenibilità, green e nuovi lavori:
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_Matteo Melani