Dopo un’attività di successo nel settore degli integratori alimentari, Emanuele Rissone ha scommesso sul bambù, un materiale naturale adatto agli usi alimentari e industriali. Ecco l’intervista esclusiva
L’uso responsabile delle risorse porta vantaggi non solo all’ambiente, ma all’intera economia: dal produttore al consumatore. Lo sa bene Emanuele Rissone, imprenditore milanese, che nel 2014 ha aperto Forever Bambù, un’azienda che coltiva piante di bambù gigante.
Ho scoperto il bambù quasi per caso, assistendo a una convention di un imprenditore in procinto di portare la pianta in Italia per venderla, dice Emanuele Rissone a Eicomenergia.it. Ho avuto la sensazione che sarebbe potuta piacere, così ho spiegato la mia idea di impresa a gente che già conoscevo e che hanno deciso di unirsi con me. Forever Bambù possiede foreste in giro per l’Italia e, grazie ai risultati ottenuti, intende espandere la propria attività.
Emanuele, il bambù oltre a essere un materiale naturale può essere sfruttato in più lavorazioni?
Sì, può essere usato per diverse destinazioni d’uso. Ciò vale sia per i germogli che la pianta produce che per il legno.
Il germoglio viene impiegato in cucina?
Sì. In Asia viene usato dagli chef e dalle industrie alimentari per produrre il pane, per condire il riso e per guarnire i dolci. Da qualche anno sta prendendo campo anche da noi, non solo nei ristoranti di cucina fusion o orientale, ma anche fra gli chef italiani.
E il legno?
Con il legno si possono rivestire i pavimenti e fabbricare oggetti di qualsiasi genere. Come quelli per la casa, ad esempio sedie o tavoli oppure penne, orologi, occhiali perché garantisce resistenza. Poi dal legno di bambù è possibile estrarre la cellulosa per produrre la carta e il tessuto.
Il vostro slogan recita “più bambù e meno plastica”. Per voi è un augurio fattibile?
Sì. Con la bioplastica, ricavata dalla fibra di bambù sarà possibile costruire oggetti di uso comune come piatti, posate e bicchieri per caffè. Rispetto alla plastica normale, quella di bambù è biodegradabile.
Di quali cure necessita il bambù?
Nei primi cinque anni tantissime attenzioni, perché può morire facilmente e quindi occorre tagliare spesso l’erba e usare concimi adatti. Oltre alle cure una foresta di bambù gigante necessita anche di costi.
Voi seguite tutte le fasi di crescita del bambù, giusto?
Sì, partiamo da zero acquistando i terreni, piantiamo i semi e trattiamo le piante in maniera ecosostenibile. Infatti utilizziamo fertilizzati naturali e estirpiamo l’erbacce a mano.
Come sta andando l’attività?
Bene, ad oggi il nostro gruppo conta 26 società di nostra proprietà. Vista la crescita, abbiamo fondato una holding che partecipa alla capitalizzazione di Forever Bambù e che ci consente di armonizzare i costi. Siccome vogliamo acquistare una foresta da 50 ettari a Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto, abbiamo lanciato una campagna di crowfounding e nei primi 10 giorni abbiamo raccolto 2 milioni di euro.
Sul mercato cosa state riscontrando riguardo alla vostra idea?
Ci stiamo rendendo conto che la vera green economy interessa sia ai consumatori che agli investitori. Per “vera” intendo quella legata alla creazione di valore, alla riduzione di anidride carbonica e ai prodotti Made in Italy. Di recente abbiamo sottoscritto un accordo di fornitura per i germogli con i supermercati Conad.
Per il futuro che progetti avete?
Per la fine di quest’anno abbiamo in mente di creare una Società per Azioni, così da attirare fondi a sostegno della nostre lavorazioni e nel 2021 vorremmo entrare in Borsa. Il progetto di Forever Bambù conserva anche una funzione educativa e per questo motivo abbiamo aderito alla campagna delle Nazioni Unite Act Now, per sensibilizzare le coscienze a comportamenti responsabili per affrontare il cambiamento climatico.
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_ di Matteo Melani