A Glasgow il progetto Bodyheat punta a convertire in energia il calore umano prodotto durante gli eventi
Su questo blog vi abbiamo raccontato mille e più iniziative e progetti legati allo sfruttamento dell’energia rinnovabile, racconti di innovazione con protagonista la vitalità del nostro Pianeta: la madre di tutte le energie, quella del Sole, e le infinite possibilità che offre sotto questo grande cielo; l’acqua che nutre e disseta la terra e i suoi abitanti, fonte di limpida energia tutta da scoprire; o ancora, la forza del vento catturata dalle grandi strutture eoliche in giro per il mondo (alcune delle quali diventano opere d’arte). E se invece sfruttassimo il calore prodotto dal corpo umano per convertirlo in energia su larga scala? Le pedalate in bicicletta trasformate in corrente elettrica sono già realtà, ma si tratta di una tecnologia che non è in grado di soddisfare grandi fabbisogni. Tra le sperimentazioni più interessanti che abbiamo rintracciato c’è sicuramente Bodyheat.
Obiettivo net zero ed energia rinnovabile
Il SWG3 è uno dei luoghi più affascinanti di Glasgow: un complesso post-industriale che si estende vicino le rive del fiume Clyde, il maggiore corso acquatico della città, nel quartiere alla moda di Finnieston dove arte, design, musica, design si incontrano e si contaminano nei diversi eventi.
L’area che ospita anche il Yardworks festival, importante manifestazione internazionale dedicata alla street art e ai graffiti, ha una capacità di oltre 6000 persone. Ed è proprio da questo dato sulla capienza che è nata un’idea forse folle, ma affascinante allo stesso tempo: perché non sfruttare il calore umano come fonte di energia rinnovabile e abbattere l’emissione di CO2 nell’atmosfera?
Progetto ancora più ambizioso se si pensa che ogni anno il SWG3 espelle nell’atmosfera quasi 140 tonnellate di CO2! L’obiettivo finale è raggiungere il net zero entro il 2025.
Tra le iniziative messe in campo spicca proprio il progetto Bodyheat, che si ripromette di convertire l’energia prodotta dal calore umano dei visitatori che si accumula durante gli eventi che riempiono le aree del SWG3.
L’idea è stata sviluppata dalla TownRock Energy, azienda di Edimburgo specializzata nella produzione di tecnologia geotermale, impegnata in attività di consulenza e progettazione di soluzioni sostenibili che siano in grado di fornire energia pulita ad ambienti industriali, commerciali e domestici.
La tecnologia Bodyheat sfrutta l’azione degli impianti di condizionamento presenti nella struttura per raccogliere l’energia e conservarla in pozzi di raccolta posizionati al di fuori delle strutture a 150 metri di profondità. I nuovi bocchettoni dell’aria condizionata non serviranno solo a espellere il calore verso l’esterno per gestire la temperatura nello spazio interno, ma agiranno da batterie termali che assorbiranno il calore per immagazzinarlo e sfruttarlo successivamente sotto forma di energia elettrica.
L’azienda ha stimato che con questo sistema il SWG3 possa ridurre annualmente fino a 70 tonnellate le emissioni di carbonio.
L’installazione era prevista per l’apertura della COP26, la Conferenza organizzata dalle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, ospitato dalla città scozzese, ma una serie di ritardi nella hanno posticipato la conclusione dei lavori a inizio 2022.
Glasgow città della COP26
In occasione della COP26 il SWG3 ha accolto importanti incontri nella nove giorni del The New York Times Climate Hub, spazio-evento dove si sono discusse strategie future per combattere il cambiamento climatico e dialogare sull’innovazione del settore dell’energia rinnovabile, con la partecipazione di leader politici come l’ambientalista ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, il premio Nobel per la pace Malala Yousafzai, l’attivista Greta Thunberg e personalità dell’arte e dello spettacolo come la stilista Stella McCartney e l’attore Matt Damon, insieme ad esperti del settore, giornalisti specializzati ed accademici provenienti da tutto il mondo.
L’area che ha ospitato questo ciclo di incontri e conferenze è stata il teatro del progetto Conference of Trees, spazio congressuale unico nel suo genere: lungo tutta l’area, attorno al palco e ai posti a sedere in platea, sono stati piantati 197 alberi e piante di vario genere (in rappresentazione dei 197 paesi che hanno ratificato la Convenzione sul Clima), ed è stato installato un sistema di illuminazione “naturale” che ricreava la luce di una vera e propria foresta!
Conclusa la COP26, il SWG3 in collaborazione con il New York Times si è impegnato a donare tutto ciò alla città di Glasgow perché le piante possano essere ripiantate in aree verdi sparse in tutta la città.
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_Simone Picchi