Quench Sea consente di trasformare a portata di mano l’acqua marina in acqua potabile. Sembra fantascienza, invece è la realtà. L’invenzione, brevettata da una società inglese, ha già trovato diversi finanziatori.
Oggi l’acqua rappresenta una vera e propria emergenza per le aree più povere del mondo. Secondo una ricerca dell’Organizzazione mondiale della sanità, circa 4 miliardi di persone vivono in condizioni di grave scarsità di acqua (contraendo malattie mortali) e entro il 2050 anche nelle zone più ricche si assisterà a eventi di stress idrico come i rubinetti a secco.
Per questo occorrono soluzioni efficaci che garantiscano l’accesso all’acqua potabile senza spreco di risorse naturali. L’azienda britannica Hydro Wind Energy ha brevettato Quench Sea, dispositivo in grado di rendere potabile l’acqua di mare. Si tratta di un dissalatore portatile che per essere azionato necessita della sola energia umana. Un’invenzione alla portata di tutti che non richiede grosse spese.
Come funziona il dispositivo
Rispetto ai dissalatori che si possono trovare sul mercato, Quench Sea presenta una struttura compatta e un design che assicura praticità.
Anche se a prima vista può sembrare un normalissimo contenitore, i dispositivo racchiude in sé funzioni di alta tecnologia. Infatti, grazie a sistema idraulico formato da membrane a osmosi inversa, è in grado di eliminare il sale dall’acqua rendendola dolce. Poi utilizza un filtro a carbone attivo per la microfiltrazione di nanoparticelle come batteri, virus e microplastiche. Rispetto ad altri strumenti di desalinizzazione, non richiede l’uso della corrente elettrica o di batterie, ma il solo movimento umano. Spingendo la leva meccanica si aziona l’intero sistema e, dai primi test effettuati, un’ora di lavoro manuale dovrebbe garantire oltre due litri di acqua fresca potabile. Oltre che per le persone che vivono nei paesi più poveri, è utile anche a chi lavora o viaggia nei posti di scarsità d’acqua, come campeggiatori e marinai.
Quench Sea: i segreti del suo successo
Oltre alla meccanica, Quench Sea è utile al fabbisogno idrico anche per il prezzo e la facilità nel reperire i ricambi.
Ad oggi il dispositivo si trova online a un prezzo di 60€ e con una donazione di 28€ è possibile donarne uno in beneficienza. Le membrane a osmosi inversa di Quench Sea costano soli dieci dollari e dovrebbero durare per un minimo di 500 litri. Il filtro a carbone attivo, invece, ha un’autonomia dai tre ai cinque anni. Grazie a queste caratteristiche, Quench Sea ha ottenuto risonanza internazionale e lo scorso maggio attraverso una campagna di crowfunding sulla piattaforma Indiegogo ha raggiunto i €206.444 di contributo. Si tratta di una cifra dimostra il successo dell’invenzione, dato che la cifra minima prevista dai vertici della società era di € 22.132, i soldi necessari per la produzione del dispositivo.
Vista la crescendo domanda, Lee King, fondatore e amministratore delagato di Hydro Wind Energy, ha dichiarato che oltre che nel Regno Unito, Quinch Sea verrà prodotto anche negli stabilimenti di Stati Uniti e Asia.
L’innovazione al servizio dell’acqua pubblica
Chi ha detto che per trovare l’acqua occorrono metodi inquinanti? L’invenzione di Quench Sea dimostra che si possono trovare soluzioni innovative per contrastare l’emergenza idrica e negli ultimi anni diversi paesi stanno puntando su soluzioni ecosostenibili per risolvere i problemi.
Da alcuni mesi nel villaggio di Kianga, in Kenya, esiste un impianto di desalinizzazione che funziona con pannelli solari, permettendo agli abitanti di accedere all’acqua anche nei periodi di forti siccità. Il parco è stato realizzato dall’organizzazione non governativa, GivePower, e l’energia generata dai moduli solari viene immagazzinata in batterie Tesla. Insomma una tecnica rispettosa dell’ambiente sfruttata per venire incontro alle difficoltà di chi vive in condizioni drammatiche.
Hydro Wind Energy si è spinta oltre, realizzando un dispositivo portatile. Già nel febbraio del 2021 partiranno del prime spedizioni del prodotto e entro il 2027 la società punta a distribuire 100 milioni di unità. Una dimostrazione che gli investimenti nell’innovazione sostenibile ripagano.
_ di Matteo Melani