La felicità è una scienza e come tale si può acquisire ed insegnare
A Londra esiste un Museo della Felicità, creato da un’organizzazione no-profit che offre esperienze a persone di tutte le età desiderose di comprendere realmente cosa si celi dietro parole come “benessere” e “felicità”. Niente di astratto, qui ci si mette al lavoro!
Allenarsi ad essere felici
Il Museum of Happiness propone attività interattive, workshop, eventi, festival e ogni appuntamento ha come obiettivo quello di trasmettere tecniche e metodi che la scienza riconosce come affidabili, da mettere in pratica successivamente, giorno dopo giorno, a casa propria. La felicità è una scienza, la felicità è un’arte. Come tale, dunque, si può insegnare in luoghi come questo, in cui educazione e ispirazione si fondono per raggiungere un obiettivo – la felicità, appunto – che ha bisogno di lentezza, esercizio e tempo per manifestarsi in tutta la sua interezza. Ad animare il museo è un team di designer, ricercatori ed insegnanti fermamente convinti che tutti abbiano diritto alla scienza della felicità e agli strumenti per nutrirla e, in questo modo, donare nutrimento costante alla propria vita. “Siamo un comunità incentrata sulla condivisione e sulla cura del prossimo e, allo stesso tempo, siamo un luogo in cui ognuno deve sentirsi libero di parlare di ciò che desidera alla luce del sole, senza il timore di essere giudicato”, dice Trevor, un membro della Community del Museum of Happiness.
I valori del Museo: Felicità, Comunità, Creatività, Mindfulness
Sono quattro i valori che fungono da pilastri di tutte le attività del Museo:
- Felicità, una condizione che si genera attraverso la gentilezza verso se stessi e il prossimo
- Community, intesa come famiglia e luogo in cui si diventa un “noi” e si mette da parte l’individualità
- Creatività, vale a dire la capacità di esprimere se stessi in maniera originale e giocosa, allo scopo di far sorridere gli altri e acquisire consapevolezza sulle proprie capacità
- Mindfulness, cioè la consapevolezza crescente riguardo la bellezza della vita e la propria personalità, che porta a divertirsi di più; si può migliorare, ad esempio, attraverso periodi di silenzio per far riposare la mente e ritrovare la pace.
Si può insegnare davvero a qualcuno come essere felice?
Sì, sono molti psicologi a sostenerlo ma sappiamo che in ogni epoca sono esistite guide spirituali con il ruolo di accompagnare le persone proprio alla felicità. Al Museo della felicità entrano in gioco strumenti e tecniche moderne che, in pratica, innescano stati d’animo positivi e sintonizzano la mente sulla frequenza della felicità, della gentilezza, della buona salute. L’obiettivo è quello di una trasformazione interiore dell’individuo.
È possibile partecipare alle varie attività del Museo individualmente ma è anche possibile frequentare dei corsi per diventare un Certified Museum of Happiness Facilitator, cioè un insegnante che portatore di felicità nella propria comunità locale, tra gli amici, a scuola, in famiglia in maniera consapevole. Se avete un’azienda, questo Museo potrebbe essere un buon luogo per trascinare il vostro team in un’esperienza di team building originale e indimenticabile, che magari renderà l’intera organizzazione più sorridente e pronta per proiettarsi sul mercato con rinnovata vena creativa.
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_ di Anna Tita Gallo