America, Europa e Africa: questi sono i Paesi in cui il diritto di Accesso alle Informazioni è riconosciuto e attuato. In molte zone del mondo però la esiste ancora e minaccia la libertà delle persone.
Il 28 settembre si celebra la Giornata internazionale per l’Accesso Universale alle Informazioni, proclamata nel 2019 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il diritto d’accesso all’informazione rientra nel diritto fondamentale della libertà di parola, stabilito dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani, datata 1948: nel documento si afferma come “il diritto fondamentale alla libertà di espressione comprenda la libertà di cercare, ricevere e condividere informazioni e idee attraverso ogni media, a prescindere dai confini”. Attualmente i Paesi dove questo diritto è riconosciuto, e attuato, sono America, Europa e Africa: qui i cittadini vengono messi democraticamente nelle condizioni di accedere alle informazioni per poter partecipare alla vita pubblica. Sappiamo, invece, che in altre zone del mondo le operazioni di censura sono ancora esistenti e di forte impatto.
Libero accesso all’informazione
Il diritto di accesso all’informazione, soprattutto pubblica, si basa sul modello americano del “Freedom of Information Act”, ovvero una legge sulla libertà di informazione, emanata negli USA nel 1966: questa impone alle amministrazioni pubbliche di permettere a chiunque di conoscere le decisioni del Governo attraverso l’accesso totale o parziale ai documenti. Non è scontato. In Italia possiamo accedere agli archivi cartacei e/o digitali delle Amministrazioni pubbliche Locali, Provinciali, Regionali e Nazionali, consultare gli Albi pretori con determine e verbali ma anche assistere virtualmente alle sedute di Camera e Senato, visionare Atti per conoscere e monitorare l’andamento delle decisioni di chi ci amministra.
Il ruolo dei giornalisti
In occasione di questa Giornata è inevitabile e quanto mai giusto porsi qualche domanda anche rispetto al quadro mondiale che si è delineato a partire dalla seconda metà del 2021: quanto è importante per ognuno avere contezza di cosa sta accadendo intorno, dentro e fuori i confini nazionali? Quanto è importante che l’informazione a cui accediamo sia corretta e imparziale? Quanto la cittadinanza attiva passa da una società che si doti di conoscenza efficace e inclusiva? Di quanto saremmo privati se il diritto di accesso all’informazione non fosse riconosciuto? In questa partita, dove in palio c’è la libertà di tutti, giocano un ruolo da protagonisti i giornalisti che, formati e rispettosi della deontologia professionale, verificano le fonti e restituiscono ai cittadini le informazioni di cui hanno bisogno, che si tratti di fatti di cronaca, politica, società e costume. Giornalisti che possano esercitare il loro ruolo di “cane da guardia della democrazia”, senza impedimenti, censure, intimidazioni. Giornalisti che possano fare bene il loro lavoro in favore di tutti.
Informazione, ambiente e clima
Tra questi non possiamo non citare i divulgatori, come gli scienziati e i professionisti del settore, che ci informano sulle questioni climatiche e ambientali. Occhi attenti, menti aperte, penne rispettose del proprio ruolo: sono loro a comunicare ciò che accade al nostro pianeta in questa fase di devastante cambiamento. Sono loro a portare alla luce e a dialogare con i cittadini, facendo scoprire ciò che accade sopra le nostre teste, sotto i nostri piedi, dietro le nostre spalle. Un compito, o meglio una missione, che i più svolgono con passione e competenza, permettendo alle persone di comprendere questioni rilevanti per la nostra quotidianità e per il nostro futuro: quello di cittadini consapevoli e, giustamente, informati.
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_ di Marilisa Cattaneo