WiFi Impressionist è un’installazione dell’artista Richard Vijgen basata sulla traduzione di segnali elettromagnetici in disegni
Vedere i segnali WiFi che ci circondano, trasformare le onde elettromagnetiche in elementi grafici tangibili. Si chiama WiFi Impressionist ed è un’installazione di Richard Vijgen, fondatore di uno studio specializzato in sistemi di visualizzazione di dati complessi. Ispirandosi ai paesaggi urbani del pittore inglese del diciannovesimo secolo William Turner, l’artista contemporaneo ha messo a punto un meccanismo di ricevimento ed elaborazione composto da un’antenna direzionale posta su un meccanismo pan-tilt che ascolta i segnali ambientali. Questi vengono poi tradotti in segni grafici da un plotter meccanico mobile: un’installazione che, comprensibilmente, può “dare i suoi frutti” ovunque venga posizionata.
Onde elettromagnetiche tangibili
Le onde elettromagnetiche captate dallo strumento restituiscono ogni volta un disegno diverso: le variabili sono la durata e l’intensità dei segnali WiFi ma anche la posizione del ricevitore rispetto alle fonti. Come spiega lo stesso Vijgen in un’intervista pubblicata su Interactions “siamo letteralmente circondati da dati. Migliaia di segnali wireless emessi da cellulari, computer e varie infrastrutture digitali riempiono di informazioni lo spazio intorno a noi. Attraverso i nostri dispositivi possiamo interagire con questo mondo etereo ma non possiamo mai vederlo, toccarlo o sperimentarlo direttamente”.
Indagare il mondo WiFi
“Nel mio lavoro – aggiunge l’artista – mi interessa visualizzare queste realtà astratte e disincarnate. Nel 2015 ho creato l’app Architecture of Radio che visualizza i segnali digitali intorno a noi. Sebbene avvincente, il lavoro è una visualizzazione teorica: un telefono cellulare o un tablet, infatti, non dispone dell’hardware per rilevare l’origine di un segnale radio nello spazio. Questa limitazione è diventata il punto di partenza per WiFi Impressionist”.
Il digitale incontra il tradizionale
Nel tradurre le onde elettromagnetiche in segni grafici, Vijgen non voleva “creare una scatola nera in cui un’immagine appare dopo del tempo, come accade con un jpeg su uno schermo o una stampa digitale. Ho impiegato un plotter meccanico poiché consente di costruire lentamente un’immagine in un modo comprensibile, seguendone il processo. A differenza di un’immagine digitale su uno schermo questa è molto simile a una mano umana che disegna ciò che gli sta di fronte”.
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_ di Marilisa Cattaneo