“La via d’uscita è dentro”: a leggerlo sembra quasi il titolo di un libro, invece è l’esperienza formativa voluta e realizzata da AltoLato, in collaborazione con Eicom Energia e BEE.4 Altre Menti
L’idea nasce da Marcello Minuti che, un pomeriggio fermo al parcheggio del Carcere, in attesa di entrare per le interviste dedicate ai detenuti, si accende affermando: “Il carcere deve essere la terza via!”.
Sì il carcere, luogo destinato a chi sbaglia, fatto di giudizi, errori, paure e limiti di libertà, ma da sempre abitato da Persone; dettaglio imprescindibile quando si parla di AltoLato e il suo DNAExperience.
Un percorso all’interno della casa di detenzione di Bollate, nel perimetro della cooperativa Bee4.altrementi, nata per mettere insieme hard e soft skill e ridare struttura alle persone desiderose di un rilancio umano, all’Essere Umano che ignorante di cultura empatico-cognitiva ha visto mandare in corto circuito la propria vita.
Un viaggio iniziato dall’ingresso ai luoghi dove si prende confidenza con il nostro pregiudizio, per poi passare alla relazione umana, la conoscenza di noi per accettare e comprendere gli altri. Un viaggio che ci porta alla riscoperta di chi vogliamo essere per noi e per la comunità smontando anche quello schema preconfezionato che genitori, insegnanti, società ci hanno voluto costruire addosso sovrastando il nostro essere autentico e le nostre dimensioni. Scoprire che la leadership è una competenza dell’essere umano che va applicata in ogni ambito e momento della vita affinché tutto prenda la giusta piega evitando le corrosioni quotidiane.
Un viaggio di 3 giorni dove si alternano momenti di introspezione, racconto di esperienze di vita, un’esperienza dove lo stare insieme dà la dimensione che non esistono distanze laddove ci sono rapporti “Umani”. 3 giorni dove si scopre come la comunicazione e le relazioni mettono insieme, ed è il momento in cui si comprende che la propria vita ed il proprio vivere diventano il reale progetto di appagamento.
I progetti di Eicom nel Municipio 7 di Milano
Per retaggio culturale siamo abituati a vedere la galera come luogo punitivo, attraverso questo percorso il campo visivo si amplia aggiungendo sfumature fino a prima sconosciute, attribuendo, grazie anche a quelle mura, un maggior significato al valore della Visione e della libertà di azione e movimento che abbiamo fuori da li.
Scegliere di mettersi in gioco, in un campo apparentemente ostile, ti permette di vedere, toccare e sentire la realtà, di entrare da subito in contatto con la terra, perché è da lì che abbiamo iniziato, seduti a terra, tutti allo stesso livello, ognuno con la propria Storia; il modo più autentico per entrare naturalmente in connessione, anche con chi crediamo non abbia nulla in comune con noi… ecco, posso affermare che in comune si ha più di quello che si immagina.
Questo uno dei concetti più forti espressi da chi ha partecipato a questi tre giorni, ricchi di emozioni, contenuti e di vita, un viaggio immersivo fatto di generazioni diverse, tra studenti, professionisti e persone detenute…
_di Sara Cherubini, Brand Ambassador di AltoLato