La ricerca ha dimostrato che è possibile produrre la seta grazie alla biotecnologia senza l’uccisione degli insetti
La seta è uno dei materiali più apprezzati per l’abbigliamento e le sue caratteristiche uniche la rendono preziosa e ambita.
La produzione di questo materiale è legata a doppio filo con il lavoro dei bachi da seta, creature dalle piccole dimensioni che, per la loro capacità di naturali tessitori, vengono sfruttate per la raccolta dei bozzoli dai quali poi si produce la seta che giunge sugli scaffali dei nostri negozi.
La tecnica di raccolta della seta, detta sericoltura, prevede la morte dell’insetto quando questo è ancora una larva, interrompendo bruscamente il suo ciclo di vita.
È possibile produrre la seta grazie alla biotecnologia evitando il decesso di questi piccoli ma preziosi insetti?
Questa è una delle domande a cui hanno cercato di rispondere i ricercatori e creatori del cosiddetto Padiglione della Seta (Pavillion Silk II), la struttura-telaio dove i bachi possono tessere in libertà e trasformarsi successivamente in falene.
Biotecnologia e rispetto degli animali
All’interno del laboratorio di ricerca MIT Medialab dell’Istituto di tecnologia del Massachusetts un team internazionale guidato da Neri Oxman ha sviluppato il Padiglione della Seta. Il progetto di biotecnologia ha l’obiettivo di sviluppare nuove possibilità di integrazione tra tecnologia e biologia per la ricerca di alternative sostenibili per la produzione della seta, allargando il suo utilizzo alla creazione di oggetti o addirittura interi edifici.
La struttura di base è composta da tre strati, che combinati, hanno permesso la tessitura da parte dei bachi dell’ultimo strato, quello della seta.
La parte interna, lo scheletro dell’intera struttura, è formato da ponteggi a maglia solubile collegati tra loro da un sistema di cavi d’acciaio, sopra la quale è stata sistemato un tessuto su cui sono stati posizionati i bachi da seta.
L’ultimo strato, durante il primo esperimento, è stato filato direttamente dagli oltre 17000 bachi da seta nel giro di dieci giorni. Il risultato? Un filo di seta grezza più lungo del diametro del Pianeta Terra!
Il lavoro dei bachi da seta è guidato dai ricercatori grazie a un complesso insieme di sistemi di manipolazione cinetica e dalle reazioni chimiche generate dal movimento delle larve sul tessuto e dal rilascio della loro materia organica.
Il padiglione, sviluppato in orizzontale, ruota costantemente dall’alto verso il basso in senso orario per guidare la direzione dei bachi. Allo stesso tempo, le diverse fonti di calore e illuminazione naturali presenti, hanno influenzato il movimento e la filatura delle larve che – spostandosi di volta in volta nelle aree più scure – hanno coperto tutta la superficie del padiglione.
Il risultato del lavoro di tessitura dei bachi da seta ha messo in luce la loro straordinaria sensibilità alle sollecitazioni esterne e una forma primitiva di “intelligenza” nel pianificare i loro movimenti e il loro percorso.
Inoltre, ha dimostrato come sia possibile produrre seta senza uccidere questi preziosi insetti, permettendo la continuazione del loro ciclo evolutivo e vitale.
I bachi da seta utilizzati per la sperimentazione sono stati poi rimossi e portati in laboratorio dove hanno deposto milioni di uova una volta diventati falene.
Una ricerca dal contributo made in Italy
C’è un po’ di Italia nella realizzazione del progetto Silk Pavillion II
Alla ricerca hanno partecipato ricercatori dell’Università di Padova, insieme ai veri protagonisti di questa storia: i bachi da seta!
Gli insetti coinvolti nel progetto sono provenienti dall’azienda Il Brolo di Treolo, località della provincia di Padova, impegnata da anni nell’allevamento sostenibile dei bachi da seta con il progetto Serinnovation.
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_ di Simone Picchi