Martha Haversham è un’artista britannica che recupera oggetti abbandonati nella sua città
Dal cestino dei rifiuti a elementi d’arte: sono le creazioni di Martha Haversham. Fiori secchi, bucce di banana, mozziconi di sigarette, nodi di plastica, cartacce ormai logore prendono nuova vita e “vestono” donne immaginarie grazie ad illustrazioni accattivanti e curate. Le sue sono piccole opere still life realizzate con la tecnica del collage e del mixed-media che traggono ispirazione dal mondo della moda.
Filosofia e valori
“La mia pratica interdisciplinare – spiega l’artista britannica – risponde al mondo esteticamente, concettualmente e satiricamente. Sto esplorando il valore degli oggetti di stato basso utilizzando sia le arti visive che lo spettacolo. Per parafrasare Primo Levi stiamo tutti ballando atomi di carbonio: a livello quantico, le particelle si muovono con un vigore inimmaginabile, quindi per estensione, la morte diventa un atto diverso nel piccolo balletto della vita. Il modo in cui questa danza molecolare perpetua influisce sulla nostra percezione del tempo, incuriosisce ed è esplorato nella micro-installazione e nella coreografia nello spazio bidimensionale. La vita e la morte sono il mio punto di partenza”.
Le opere sul web
L’artista raggiunge il pubblico attraverso i social network: “Instagram è la piattaforma perfetta per trasmettere pensieri sul valore delle cose, sulla moda veloce, sul consumismo e la re-proposizione di oggetti di stato basso ma di enorme potenziale. Attualmente – ha concluso – sto mostrando le collezioni primavera / estate 2020 di modisteria, separati e accessori trovati per le strade, le paludi d’acqua salata e le spiagge, ritagli di carta da autoritratti, cestini per il riciclaggio e negozi di beneficenza rinvenuti a Essex, nel Regno Unito”. Il progetto sta riscuotendo molto successo anche oltre oceano, tanto che anche riviste italiane stanno parlando delle opere dell’artista.
Riflessione sull’emergenza ambientale
Non è certamente la prima volta che i rifiuti vengono elevati a opere d’arte: gli esempi più eclatanti sono quelli di Guido Biasi (secondo il quale “Oggi il rifiuto è ormai irrifiutabile. Il rifiuto non è solo degno di interesse, ma anche di lode. Il rifiuto è l’umanizzazione e la sublimazione degli oggetti, delle cose, di tutte le cose”) e Arman (Armand Pierre Fernandez) che volle sottoporre allo spettatore il problema dell’emergenza rifiuti (riempì scatole di vetro con immondizia). Degno di nota è anche il gruppo Recycle Art che, recuperando i componenti di automobili e motociclette, creava intere sculture.
_ di Marilisa Cattaneo